Frode fornitura carta, vittima anche Provincia Bs

Fatture false per 30 milioni e Iva evasa per altri 14. Enti locali e non solo compravano in buona fede al Mepa. Scoperta da Finanza e Agenzia Entrate.

(red.) La Guardia di Finanza di Milano e la Sezione Lombardia del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate mercoledì 28 febbraio hanno individuato un articolato sistema di frode in materia di Iva che vede implicate diverse aziende, sia nazionali sia comunitarie. L’attività di indagine ha preso le mosse da controlli mirati dell’Agenzia delle Entrate nei confronti di imprese abilitate al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (Mepa) operanti nel settore della fornitura di carta e prodotti per ufficio. Si tratta di società che rifornivano, soprattutto, diverse amministrazioni pubbliche (anche la Provincia di Brescia), tra cui la Guardia di Finanza di Milano, varie Aziende Sanitarie Locali, alcuni Comuni lombardi e piemontesi e la stessa Agenzia delle Entrate.

I controlli effettuati hanno consentito di portare alla luce un sistema di evasione dell’Iva, con la conseguente alterazione del normale funzionamento del mercato e delle regole della concorrenza. Le attività di verifica sono state eseguite con il coordinamento della procura di Milano, anche attraverso perquisizioni e sequestri di documentazione. Il sistema di frode, comunemente noto come “carosello”, ha assunto una dimensione transnazionale, con il coinvolgimento non solo di 13 imprese nazionali, ma anche di 5 aziende comunitarie, operanti in Francia, Spagna, Belgio, Austria e Germania. Nel corso delle analisi svolte congiuntamente dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle entrate, sono state individuate dieci società che hanno ricoperto il ruolo di “missing traders”, ossia di società fantasma interposte tra i fornitori comunitari ed i reali acquirenti della merce.

L’ideatore della frode, F. S ., 39enne di Monza, poneva a capo delle compagini fittizie diversi “prestanome”, sprovvisti di qualsiasi conoscenza dei meccanismi aziendali, alcuni dei quali già con precedenti penali in campo tributario. La creazione di questi sodalizi era finalizzata a emettere fatture per operazioni soggettivamente inesistenti nei confronti di tre società, reali beneficiarie della frode, le quali si sono avvalse consapevolmente di un giro di false fatture per un imponibile di 30 milioni di euro. L’importo complessivo dell’Iva evasa dal 2010 al 2015 è di circa 14 milioni di euro. L’attività investigativa ha portato a 14 denunce per violazioni della normativa penale tributaria e una per il reato di favoreggiamento, per le quali la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio.

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