Gambara, segregata dal marito per due anni

Una donna indiana ha avuto coraggio di ribellarsi chiamando i carabinieri. Il marito connazionale ogni giorno la chiudeva in casa prima di andare a lavoro.

(red.) E’ una storia di tradizioni che risalgono a un vecchio passato e che ormai in Italia è pienamente superata. Ma non per tutte le popolazioni, per esempio quelle asiatiche. Lo scriviamo per raccontare quanto è successo a Gambara, nel bresciano, dove una donna indiana è stata costretta a rimanere in casa per due anni mentre il marito si recava al lavoro. I due coniugi si sono sposati in India nel 2015 e subito dopo sono arrivati in Italia con la volontà di avere una vita migliore, stanziandosi nel paese della bassa bresciana. Ma al contrario, per la donna la vita si è trasformata in un presente da segregata in casa, senza parenti e nemmeno contatti con l’esterno.

Tanto che nelle poche volte in cui poteva uscire, per esempio seguendo un corso di italiano, era costretta a farlo con il marito o la cognata. Fino a qualche giorno precedente a lunedì 26 febbraio, quando la donna ha avuto il coraggio di ribellarsi. Ha atteso che il compagno, come ogni mattina, la chiudesse in casa per andare al lavoro in un’azienda agricola e quindi ha chiesto l’intervento dei carabinieri. Ha faticato a farsi comprendere a causa del suo italiano molto stentato, ma comunque le forze dell’ordine sono arrivate sul posto per capire cosa stesse succedendo.

La donna dal balcone di casa ha cercato in qualche modo di spiegare perché non potesse aprire la porta e quindi i militari si sono presentati all’azienda dove lavorava il marito e che ha fornito delle scuse. Di fronte all’atteggiamento sospetto, marito e moglie sono stati convocati in caserma ed è venuta alla luce la situazione. La donna ha raccontato tutto tramite un interprete e quindi il marito è stato arrestato per sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Si è visto convalidare il fermo, ma niente carcere: per lui l’allontanamento dalla casa di famiglia e il divieto di avvicinarsi alla moglie. La donna si è rivolta ai Servizi sociali di Gambara e a un centro antiviolenza di Brescia che l’hanno affidata a una comunità protetta. Ora potrà decidere cosa fare.

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