Traffico illecito rifiuti, due arresti e 26 indagati

Coinvolti anche dipendente di A2a Ambiente e il sindaco di Vobarno Lancini. L'inchiesta era partita da incendio a capannone di Rezzato del primo cittadino.

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(red.) I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Milano, coordinati dalla procura di Brescia con la direzione distrettuale antimafia, hanno messo a segno due arresti e indagato 26 persone per traffico illecito di rifiuti dalla Campania verso la Lombardia. Tra quelli che hanno ricevuto l’avviso di garanzia ci sono anche un dipendente di A2a Ambiente e il sindaco bresciano di Vobarno Giuseppe Lancini. Ma l’intera vicenda è a livello nazionale. I carabinieri, infatti, si sono mossi tra Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania con i colleghi dei vari comandi provinciali per notificare gli arresti e gli avvisi d’indagine.

L’inchiesta era partita nell’ottobre del 2014 tra Lombardia e Campania e ha portato anche a disporre il sequestro di vari beni intestati a un gruppo di aziende pubbliche e private. Si parla di un presunto giro di 100 mila tonnellate di ecoballe provenienti dalla Campania e smaltite nel nord Italia, Brescia compresa. Per questo motivo i due arrestati per traffico illecito di rifiuti sono un 46enne amministratore di due società di Bergamo e Lecco e un 60enne che guida un impianto in provincia di Alessandria. Ciò che ha fatto partire l’indagine, portando a questo risultato, era stato un incendio avvenuto nel 2014 in un capannone di Rezzato, nel bresciano, dove erano state illegalmente portate 100 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani dalla Campania.

4 mila metri cubi erano andati bruciati all’azienda di trasporti Trailer del sindaco di Vobarno Giuseppe Lancini. Subito dopo quel rogo, i pm bresciani Silvia Bonardi e Francesco Piantoni avevano scoperto che l’azienda conteneva 1.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani arrivati dagli impianti campani e senza alcuna autorizzazione. Lo sviluppo delle indagini sul rogo aveva poi portato a scoprire grosse quantità di rifiuti speciali arrivati da due impianti della Campania. Secondo la procura bresciana, i ventisei indagati prendevano i rifiuti speciali non pericolosi da Napoli, Roma e La Spezia cercando di recuperarli e trattarli in modo fittizio e con la presenza di persone compiacenti nelle società a capo dei termovalorizzatori di Brescia, Pavia, Alessandria e Savona.

In tutto l’organizzazione avrebbe guadagnato illecitamente 10 milioni di euro. Nell’ambito del sequestro, sono stati fermati 80 mezzi di trasporto e movimentazione dei rifiuti. In questo scenario, sono voluti intervenire A2a per conto del dipendente indagato e il sindaco di Vobarno Lancini, anche lui coinvolto. “Un nostro dipendente di A2a Ambiente Spa ha ricevuto un decreto di perquisizione – scrive la società in una nota – e il reato sarebbe quello di gestione abusiva di rifiuti speciali non pericolosi trattati anche all’inceneritore di Brescia. A2a Ambiente Spa offre la massima disponibilità e confida che venga riconosciuta l’estraneità”.

Il primo cittadino, invece, ha detto “noi siamo in regola”. Tra l’altro era già stato indagato nel 2014 dopo quell’incendio al suo capannone di Rezzato e con l’accusa di incendio colposo e violazioni ambientali. Dal punto di vista politico, dalla deputata bresciana del Pd Miriam Cominelli, che è membro della commissione Ecomafie in Parlamento, ha detto che “la legge sugli ecoreati funziona ed è fondamentale, ma da parlamentare lombarda non posso che guardare con preoccupazione al fenomeno della corruzione in materia ambientale”.

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