Sergio Zanotti, ultimatum di tre giorni dall‘Isis

Su Messenger viene chiesto al Governo italiano di rispondere alle richieste entro tre giorni, altrimenti minacciano di uccidere il bresciano in ostaggio.

(red.) Si torna a parlare di Sergio Zanotti, il 56enne bresciano di Marone che sarebbe stato sequestrato in Siria da un gruppo criminale vicino all’Isis. Nelle ore precedenti al 7 marzo, infatti, Abu Jihad, l’uomo che si definisce membro di Al Qaeda e simpatizzante del sedicente Stato islamico, ha pubblicato un contenuto su Messenger. E’ evidente una foto che mostra il passaporto dell’italiano accanto a una pistola e con la scritta del 16 febbraio. Con un ultimatum: se il Governo italiano non risponderà alle richieste dei presunti sequestratori in tre giorni, si dicono pronti a uccidere l’ostaggio. Della svolta ne dà notizia Bresciaoggi.

Abu Jihad è lo stesso che a novembre aveva postato un video che ritraeva Zanotti smagrito e con la barba, inginocchiato in una tunica bianca e con un cartello scritto in mano. Con quel video messaggio il bresciano aveva detto di essere ostaggio e chiesto al Governo italiano di essere liberato. Quello postato nelle ultime ore è il secondo contatto dopo novembre e in cui i presunti sequestratori dicono di aver contattato l’Italia per diverso tempo, ma di non aver visto esaudite le richieste.

Dal momento della pubblicazione del video, che ha fatto conoscere all’Italia e al mondo la situazione, gli 007 e il Copasir stanno lavorando per capire chi ci sia dietro e i contatti con i criminali. Anche se si continua a parlare di un sequestro anomalo. Alla famiglia del 56enne, l’ex moglie, l’attuale compagna e due figli, è stato chiesto di mantenere il riserbo. L’ultima volta era stato visto dalla consorte il 14 aprile al momento della partenza dalla Malpensa. In contatto con i familiari c’è l’unità di crisi della Farnesina. Nel frattempo, dopo quel mese di novembre, la procura di Roma e Brescia hanno aperto due inchieste parallele.

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