Omicidio Iseo, paziente arrestato: non ricordo nulla

Abderrhaim El Moukhtari, 53 anni, è in cura da dieci anni nella comunità. Nell'incontro settimanale con la terapista Nadia Pulvirenti l'ha accoltellata.

(red.) Due comunità bresciane, quelle di Iseo e Castegnato, sono scioccate per l’omicidio avvenuto martedì mattina 24 gennaio alla Cascina Clarabella di Iseo. La struttura è una cooperativa sociale che si occupa di curare e reintegrare le persone affette da problemi psichici. In questa condizione si trovava Abderrhaim El Moukhtari, operaio marocchino di 53 anni, da vent’anni in Italia. L’uomo da dieci anni si trova in cura all’interno della comunità dopo che per lui era stata disposta una misura di sicurezza connessa a un episodio di cronaca.

E da cinque anni condivideva con un altro inquilino una delle stanze residenziali. Martedì mattina era uno dei giorni dedicati agli incontri settimanali tra il personale medico e i pazienti, quindi Nadia Pulvirenti, 25 anni di Castegnato, terapista di riabilitazione psichica da due anni, aveva raggiunto la stanza. In quel momento il coinquilino del 53enne non c’era. Intorno alle 11, per cause non ancora definite, forse per un diverbio o per problemi legati alla terapia, l’uomo ha afferrato un coltello da cucina e ha colpito la donna con dieci fendenti su tutto il corpo. Poi, sporco di sangue, ha tentato di fuggire attraverso i campi circostanti che conducono alla riserva delle Torbiere, ma è stato fermato dalla polizia locale.

L’attenzione di tutti si è rivolta subito alla giovane rimasta a terra dissanguata dopo i colpi ricevuti. Per lei è stato allertato l’elicottero del 118 nell’estremo tentativo di salvarla, ma è stato tutto inutile. La 25enne era deceduta sotto i fendenti lanciati dal paziente. Per l’uomo sono scattate le manette da parte dei carabinieri di Chiari e Brescia che poi lo hanno condotto nel carcere di Canton Mombello con l’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà. Ma le indagini, coordinate dal pubblico ministero Erika Battaglia, vanno avanti per capire cosa abbia spinto il 53enne ad agire in quel modo. In passato, infatti, non aveva mai dato alcun segno di aggressività.

Intanto, nel primo interrogatorio assistito dall’avvocato e davanti agli inquirenti ha detto di non ricordare nulla di quanto avvenuto. Ma la condizione di fragilità pregressa dal punto di vista psichico, alimentata dall’episodio, ha reso di fatto inutile ricostruire da parte dell’uomo l’episodio intero. All’interno della comunità c’era anche Andrea Materzanini, il primario del dipartimento di Salute mentale dell’Asst della Franciacorta che ha sottolineato come si sia cercato di fare tutto il possibile per salvare la ragazza. La 25enne si era laureata nel 2014 a Verona e da due anni era impiegata come terapista all’interno della comunità. Ma è stato il primo e, tristemente, ultimo suo impiego.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.