Donna decapitata, i dettagli delle ultime ore

Aveva 56 anni e soffriva di depressione la vittima trovata mutilata nell'androne del grattacielo di piazza Vittoria. I motivi del suicidio in due lettere.

(red.) Sul corpo della donna di 56 anni trovato senza testa poco prima dell’alba di giovedì 12 gennaio da una coppia di fidanzati nell’androne del palazzo Torrione in piazza Vittoria, a Brescia, sarà disposta l’autopsia. Lo ha stabilito il procuratore aggiunto Carlo Nocerino che durante la mattina ha raggiunto lo stabile nel momento in cui si diffondeva la notizia del macabro ritrovamento. Il test autoptico, in realtà, vuole solo dare certezze visto che è ormai assodato come la donna si sia suicidata.

La Squadra Mobile della questura di Brescia e la polizia scientifica, insieme a una Volante e ai soccorsi giunti sul posto hanno ricostruito per l’intera giornata le ultime ore di vita della donna. 56 anni, era residente a Ome con la madre di 85. Ex dipendente del tribunale di Brescia, la vittima soffriva di depressione. E’ emerso nel momento in cui è stata aperta la sua borsetta, trovando all’interno alcuni farmaci. Tra gli effetti personali, anche un pacchetto di sigarette, le stesse di cui sono stati notati i mozziconi all’undicesimo piano. La ricostruzione, quindi, indica come la donna mercoledì pomeriggio sia riuscita a entrare nel palazzo sfruttando l’assenza momentanea del portinaio.

Questo viene certificato anche dalle telecamere di video sorveglianza interne ed esterne del palazzo che ospita appartamenti di pregio e uffici. Poi sarebbe riuscita a salire fino all’ultimo piano, ma la terrazza del grattacielo era chiusa a chiave. A quel punto sarebbe rimasta lì per diverse ore, durante le quali si è messa a fumare. Infine, ha messo in atto il tragico gesto lanciandosi nel vuoto della tromba delle scale e ha colpito più volte i corrimano lungo la corsa. Contro uno di questi ha sbattuto la testa e l’impatto è stato talmente violento che il corpo è rimasto decapitato.

A dare una svolta decisiva al “giallo” sono state due lettere scritte a mano dalla donna, di cui una presente nella borsetta e un’altra in casa e in cui riportava i motivi di quell’azione. Gesto che per tutta la giornata di giovedì ha portato piazza Vittoria a finire al centro delle cronache nazionali. La comunità di Ome, del sindaco Aurelio Filippi, è rimasta sconvolta dal gesto e la maggior parte dei residenti sapeva che la donna avesse qualche problema. Ma mai pensato a un finale del genere.

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