Attentato Istanbul, una bresciana tra i feriti

La 30enne stava festeggiando Capodanno con altri amici italiani al Reina Club, discoteca della zona Bosforo. Ha rimediato una botta alla testa durante fuga.

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(red.) C’è anche una ragazza bresciana tra la gente rimasta coinvolta nel tragico attentato della notte dell’ultimo giorno del 2016, sabato 31 dicembre, a Istanbul, in Turchia. Si tratta di una 30enne che preferisce mantenere l’anonimato per non perdere il visto e che spesso si trova in Turchia per motivi di lavoro. L’attacco da parte di uno, forse due attentatori, è costato la vita a 39 persone che stavano festeggiando Capodanno al celebre nightclub Reina del quartiere Besiktas, molto frequentato tra ristoranti, pista da ballo e vista sul Bosforo, al confine tra Asia ed Europa.

L’attentato, al momento non ancora rivendicato, ma che pare essere stato compiuto dall’Isis, è stato eseguito intorno all’1,15 locale (le 23,15 in Italia) quando un uomo armato di kalashnikov ha ucciso una guardia e un poliziotto all’esterno della discoteca. Poi si è fatto strada all’interno sparando all’impazzata dalla scala di accesso alla pista di ballo, uccidendo 39 persone e provocando il ferimento di altre settanta, alcune in modo molto grave. Tra i deceduti, la maggior parte è straniera. Tra i feriti, anche se per fortuna è marginale, c’è la bresciana che ha riportato una botta alla testa, all’altezza di un sopracciglio, forse cadendo a terra. La donna si trovava con altri quattro italiani, di cui tre di Modena e uno di Palermo.

La maggior parte dei feriti è stata causata dalla calca con cui i clienti del locale hanno cercato di fuggire dagli spari. Gli stessi italiani lo hanno raccontato a una tv locale modenese dicendo di come gli attacchi ci fossero al piano terra e a quello superiore. Per questo motivo si pensa che gli attentatori possano essere stati due, di cui forse uno vestito da Babbo Natale. Al momento l’uno, o entrambi, sono in fuga. Così la Turchia è ripiombata nello scenario del terrorismo, con decine di persone, di cui molti occidentali, che hanno perso la vita e altri rimasti feriti per la calca (come i cinque italiani) o che sono riusciti a fuggire rifugiandosi sotto i tavoli o gettandosi nelle acque gelide del Bosforo. Ma sulla matrice e sui dettagli dell’attentato gli inquirenti stanno ancora indagando.

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