Odolo, uccelli protetti in spiedo, tre denunce

Il piatto stava per essere servito ai clienti, ma un blitz della Forestale lo ha impedito. Altre diciotto denunce in pochi mesi tra Agnosine, Bione e Casto.

(red.) Un noto ristorante di Odolo, nel bresciano, è finito nei guai dopo che stava per servire uccelli protetti nello spiedo ai suoi clienti. Lo hanno scoperto il Corpo Forestale dello Stato di Vobarno e Gavardo durante l’operazione condotta il 14 dicembre. A tavola c’erano sessanta commensali che attendevano i loro piatti di carne, ma hanno dovuto gustare il pranzo con altri prodotti. Le guardie hanno trovato 500 uccelli protetti, di cui 150 erano già stati infilati negli spiedini pronti per raggiungere le tavole.

Gli altri esemplari, invece, erano in casa e nel freezer di uno dei titolari dell’attività commerciale. Si tratta di pettirossi, balie nere, cardellini, pispole, fringuelli e peppole. Tutte specie protette che non possono essere cacciate e, quindi, nemmeno mangiate. I tre titolari del ristorante sono stati denunciati, mentre il locale rischia la chiusura. E’ solo una delle operazioni condotte sul territorio nell’ambito del bracconaggio e che ha portato i due gruppi forestali alla denuncia di diciotto persone in poche settimane tra i territori di Agnosine, Bione e Casto.

A Casto, per esempio, un capannista è finito nei guai per detenzione e abbattimento di specie protette e particolarmente protette, utilizzo di richiami vivi non consentiti e richiami elettroacustici e possesso di anellini di riconoscimento contraffatti. Due interventi, invece, a Bione. Il primo per un cacciatore che ora si ritrova senza fucile dopo essere stato beccato due volte mentre sparava a passere scopaiole e altri esemplari protetti. Il secondo per un migratorista denunciato a causa delle condizioni in cui teneva i propri richiami vivi.

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