Sergio Zanotti, ombra della jihad dietro sequestro

Un imprenditore camuno ha rivelato al Giornale di Brescia di essere stato lui a inviare il 56enne in Turchia per rapporti di lavoro. Poi più nessuna traccia.

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(red.) Dov’è finito Sergio Zanotti e in mano a quale gruppo criminale si trova? E’ il dubbio che da martedì 29 novembre, giorno in cui il sito d’informazione russo “Newsfront” ha pubblicato il video, si pongono gli investigatori e a Marone, nel bresciano. L’uomo, 56 anni, compare nei pochi secondi di filmato – in possesso dell’agenzia di stampa già dal 15 novembre – in ginocchio e con una tunica bianca, una lunga barba e un cartello in mano chiedendo al Governo italiano di agire. Per evitare una “eventuale esecuzione”.

Da 48 ore Marone, paese di residenza dell’uomo e dove, in via Alagi, abita la sua famiglia, tra cui la sorella, è balzata al centro delle cronache. Invasa da giornalisti e fotografi per capire cosa sia successo all’uomo. Prima di tutto, per quale motivo Zanotti si trovava in Turchia e poi sarebbe finito, come si sente nel video, in Siria? Un imprenditore della Valcamonica, Marco Scalvinoni, 50 anni, interpellato dal Giornale di Brescia, ha rivelato di essere stato lui a inviare l’amico in Turchia. Sembra che il titolare, già commerciante di metalli, avesse bisogno di contratti e credenziali per riprendere l’attività.

E Zanotti avrebbe avuto i contatti giusti proprio in Turchia. Così il 14 aprile era volato all’estero, informando l’amico tramite cellulare e mail. Ma aveva anche chiesto soldi per la trasferta e poi, di nuovo, altro denaro. La situazione sarebbe andata avanti fino a maggio quando l’imprenditore avrebbe avuto l’ultimo contatto. Poi per diversi mesi avrebbe provato a contattare Zanotti, ma il telefono del 56enne era stato staccato. In agosto aveva anche sentito un finanziatore che gli aveva confermato, in realtà, come dell’uomo non ci fossero più tracce da tempo.

Fino ad arrivare al 29 novembre quando è stato pubblicato il video, al vaglio degli investigatori e dalla dubbia provenienza. L’imprenditore, come rivela al quotidiano, dice di aver condiviso alcuni guai giudiziari con il 56enne e infatti quest’ultimo, con due matrimoni alle spalle, aveva avuto anche una condanna fiscale. In ogni caso l’intelligence italiana sta vagliando il video che sarebbe diverso rispetto a quelli classici dell’Isis. Il dubbio è che l’uomo possa essere finito anche in mano a una banda di criminali comuni. Mentre il gruppo che terrebbe segregato Zanotti ha detto di avere altri ostaggi europei e nel 2015 avevano ucciso un giornalista norvegese loro ostaggio.

Tutti elementi da capire e da ricostruire, anche se si fa largo l’ipotesi jihadista. Intanto a Marone, né dal comune né dai cittadini si vogliono sbilanciare e sperano soltanto che il 56enne torni sano e salvo. La situazione è seguita anche dalla magistratura bresciana, tanto che il procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso ha detto di essere in contatto con le autorità e di raccogliere gli elementi investigativi. La Farnesina, intanto, si tiene in contatto per indagare a tutto campo sulla vicenda.

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