Sergio Zanotti, autorità italiane sono al lavoro

Analisi sul video pubblicato in rete. Nessun riferimento all'Isis, forse una banda di criminali comuni. Il 56enne era partito in aprile verso la Turchia.

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(red.) Indagini a tutto campo da parte delle autorità italiane, a partire dalla Farnesina, dopo la pubblicazione sul sito internet del giornale russo “Newsfront” di un video in cui compare il bresciano Sergio Zanotti. 56 anni, di Marone, si vede chiedere aiuto al Governo italiano per non finire in una “eventuale esecuzione”. L’attività d’indagine si concentra in ogni campo, da quello informatico per capire la veridicità del video a quello personale dell’uomo per verificare la sua vita e il suo passato. Il ministero degli Esteri ha confermato il rapimento, ma si cerca anche di capire in quali mani sarebbe finito il bresciano.

L’uomo, con un passato alle prese con la giustizia per varie condanne, era partito da Brescia verso la Turchia il 14 aprile e sarebbe dovuto rientrare il 16, due giorni dopo. Poi l’ultima telefonata interrotta proprio in aprile e l’ultimo accesso a Whatsapp a metà maggio. Da quel momento non sono più arrivate notizie fino a martedì 29 novembre quando il sito russo ha pubblicato il video. Dalla casa di via Alagi a Marone, dove Zanotti abita con la seconda moglie dominicana Jennifer e nella stessa palazzina dove risiedono la famiglia e l’ex compagna Yolande Mainer, sono preoccupati e sperano che la situazione si risolva. L’ex moglie, sconvolta per quanto successo, ha rivelato di pensare che l’uomo fosse morto.

Sembra che il 56enne fosse partito verso la Turchia per incontrare alcune persone con cui avviare una nuova attività lavorativa. Ma tutto resta incerto e pare che i contatti non siano andati a buon fine. Il video è in corso di analisi anche da parte dell’intelligence che, però, registra delle incongruenze. Per esempio, alcune differenze tra la voce che si sente, in dialetto bresciano, e il labiale.

Ma anche il fatto che l’uomo dice di essere stato rapito in Siria sette mesi prima, eppure, secondo gli esperti, non presenterebbe problemi o disagi tipici di una detenzione così lunga. In più, non c’è alcun riferimento all’Isis, nemmeno loghi o simboli. Soltanto un uomo a volto coperto che dietro il bresciano imbraccia il kalashnikov. Tutte le trattative tra la Farnesina, le autorità turche e la Siria sono in corso e non è escluso che chi tiene segregato il bresciano sia una banda di criminali comuni.

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