Ndragheta ed Expo, ci sono anche bresciani

Due indagati e altri due coinvolti nell'operazione della Finanza. Avrebbero favorito i clan a rilevare società per concorrere negli appalti in nord Italia.

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(red.) Ci sono anche due bresciani indagati, e altri due coinvolti, nell’operazione anticrimine svolta martedì 25 ottobre dalla Guardia di Finanza in tutta Italia. Al centro ci sono i collegamenti scoperti tra la ‘ndrangheta e la realizzazione di alcuni padiglioni dell’Expo di Milano. Così le Fiamme Gialle del comando provinciale di Reggio Calabria, d’intesa con i colleghi sparsi sul territorio, sono intervenuti proprio a Reggio, Milano, Catanzaro, Catania, Bergamo, Bologna, Brescia e Mantova. I due bresciani finiti nel registro degli indagati sono un 47enne di Gioia Tauro residente a Ospitaletto e un 56enne bergamasco, ma abitante a Palazzolo.
Gli altri due, invece, sono una rumena di 29 anni residente a Desenzano e un 57enne di Montichiari. Secondo l’accusa basata proprio sui bresciani, questi avrebbero creato le condizioni perché i clan calabresi riuscissero a rilevare società in crisi economica nel nord Italia e con cui partecipare agli appalti e subappalti per i grossi lavori. Tra questi, i padiglioni della Cina ed Ecuador e le opere collegate all’Expo, con le Ferrovie del Nord, il centro commerciale ad Arese di Milano, il consorzio Bereguardo a Pavia. Ma anche un complesso turistico in Romania e un resort per un valore totale di 80 milioni di euro. Oltre a uno stabile in Marocco.
Tutti gli indagati sono stati oggetto di perquisizioni, sequestri di beni mobili e immobili, auto, moto, assicurazioni e conti correnti per oltre 15 milioni di euro. Ai due bresciani indagati sono state sequestrate tre auto e conti correnti. Avevano un tenore di vita troppo alto rispetto alle dichiarazioni dei redditi. Per tutti, le accuse sono di associazione di stampo mafioso, riciclaggio, estorsione, induzione alla prostituzione e detenzione illecita di armi da fuoco con l’aggravante di metodo mafioso.

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