Sarezzo, proiettile a presidente Pinti

L'imprenditore lo ha ricevuto martedì 1 in una busta con un messaggio di minacce. Indagano i carabinieri di Gardone. Procura apre un fascicolo.

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Pinti Inox(red.) Una busta con indicato l’indirizzo scritto a computer, un messaggio all’interno realizzato nello stesso modo e un proiettile di kalashnikov. E’ quanto martedì 1 marzo ha ricevuto il presidente dell’azienda Pinti Inox di Sarezzo, nel bresciano, Claudio Edoardo Pinti. E a preoccupare è il messaggio, di cui dà notizia il Giornale di Brescia. Scritto in modo sgrammaticato, viene chiesto all’imprenditore di suicidarsi con quel proiettile, “altrimenti lo useremo noi”. Una missiva minacciosa (“Sei un morto che cammina”) che il datore di lavoro, a capo di una realtà industriale leader nel settore dei casalinghi a livello mondiale, ha portato alla caserma dei carabinieri di Gardone Valtrompia. Le forze dell’ordine hanno verificato diversi dettagli, dall’indirizzo al tipo di messaggio e anche la struttura del proiettile. Sicuramente è stata mandata dall’Italia, visto il tipo di affrancatura, ma non si hanno altri tipi di informazioni e viene mantenuto il più stretto riserbo.
Tutto il materiale è stato consegnato alla procura di Brescia che ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti. Gli inquirenti vogliono anche capire se il modo sgrammaticato in cui è stato scritto il messaggio, rigorosamente a computer, sia la volontà di sviare le indagini o si tratti di un mittente straniero. Le forze dell’ordine intendono anche verificare se sulla busta ci sia della polvere e saranno compiute anche le analisi scientifiche del caso. La realtà economica dell’azienda è molto florida, tanto da aver aumentato in un anno il proprio fatturato del 30% e l’utile del 55%, puntando soprattutto sui ricavi dall’estero. In questa vicenda si aggiunge quanto era successo nel 1979. In quel periodo, quando iniziarono i primi rapimenti di imprenditori bresciani, rimase coinvolto anche Claudio Alberto Pinti, allora contitolare dell’azienda e zio dell’attuale imprenditore destinatario della minaccia. L’uomo rimase nelle mani dei rapitori per 22 giorni prima che la situazione si risolse con il pagamento di un riscatto.

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