Sfratto a Brescia, è una guerra tra poveri

Venerdì 5 "Diritto alla casa" ha bloccato l'ufficiale giudiziario. Ma dietro la situazione c'è una vicenda surreale con due famiglie coinvolte.

Sfratto(red.) E’ una situazione particolare e drammatica allo stesso tempo quella che venerdì mattina 5 febbraio ha visto un episodio contro uno sfratto in via Cipro a Brescia Due. In una casa vive una donna nigeriana di 38 anni con un figlio di 8. Il problema è che, dopo l’abbandono del marito, unico a lavorare nella famiglia, non hanno più potuto pagare le spese condominiali tanto da avere un debito da 30 mila euro. Venerdì 5 l’ufficiale giudiziario si è presentato la seconda volta per notificare lo sfratto, ma si è messo di mezzo il comitato “Diritto alla casa” che ha difeso donna e figlio e costretto l’ufficiale ad abbandonare l’azione per un ritorno il 29 febbraio. Infatti, l’abitazione in cui risiede la signora con il bambino era stata messa all’asta a un prezzo di 70 mila euro e una donna albanese di 33 anni con due figli di 1 e 3 anni si era aggiudicata l’immobile nel quale non può andare proprio per la presenza della 38enne. Di fatto, una “guerra tra poveri”.
La famiglia che ha acquistato la casa all’asta aveva disdetto il contratto di affitto con il precedente proprietario, ma è costretta a stare in mezzo alla strada aspettando che l’abitazione di via Cipro venga liberata. Tanto che la signora ha minacciato di diffidare il prefetto di Brescia Valerio Valenti se alla successiva procedura di sfratto, quella del 29 febbraio, le forze dell’ordine non interverranno. La stessa famiglia critica anche l’associazione che si è posta alla difesa della madre e figlio. Il gruppo chiede che l’attuale occupante possa accedere al fondo regionale con cui pagare l’affitto. Il risultato è avere madre e figlio in una casa di cui non possono pagare le spese, mentre la famiglia acquirente è senza abitazione nonostante abbia comprato regolarmente quella occupata. Appunto, una guerra tra poveri.

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