Musica sgradita, tre fendenti al cuore

Roberto Ljatifi, rom di origine serba, 30 anni e padre di 5 figli, è stato ucciso durante una rissa scoppiata al "Copacabana Manele" di Roncadelle.

coltello 1(red.) Tre fendenti dritti al cuore. Ferite che non hanno lasciato scampo a Roberto Ljatifi, rom di origine serba, 30 anni e padre di 5 figli, ucciso durante una rissa scoppiata nella notte fra lunedì 8 e martedì 9 dicembre all’interno della discoteca “Copacabana Manele” di Roncadelle (Brescia).
All’origine della discussione futili motivi: sembra che ad originare la lite sia stata una canzone contestata e, anche, l’alcol in corpo, che ha fatto esplodere la miccia.
Il dramma si è consumato all’interno del Centro commerciale 2000, frequentato da gruppi diversi (e anche rivali) di stranieri. Uno dei presenti nel locale avrebbe dato dei soldi a un cantante che si stava esibendo per ascoltare un brano, quando alcuni romeni sono intervenuti per bloccare la richiesta. «Solo noi possiamo decidere cosa si suona», avrebbero detto, scatenando la rissa.
Nella zuffa che ne è seguita è rimasto ferito gravemente anche un buttafuori del locale, raggiunto da tre fendenti. L’uomo è stato ricoverato alla Poliambulanza e sottoposto ad un intervento chirurgico. Non sarebbe in pericolo di vita. Per il 30enne invece, raggiunto dai colpi inferti con un coltello a serramanico, non c’è stato nulla da fare: all’arrivo dei soccorsi era già morto.
I carabinieri della Compagnia di Brescia, raccolte le testimonianze sul logo del delitto, avrebbero già identificato il gruppo di cui fa parte l’aggressore: si tratta di nomadi di origine rumena. Etnie diverse di nomadi che avrebbero già convissuto a stretto contatto nel campo di via Orzinuovi e che avrebbero maturato vecchie ruggini e contrasti che sono poi esplosi brutalmente durante una serata in discoteca, per una canzone “sbagliata”.

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