Compravendita immobile, Conti rinviato a giudizio

Il senatore bresciano di Forza Italia deve rispondere di truffa aggravata,omesso versamento dell’Iva e finanziamento illecito.

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(red.) Il senatore bresciano di Forza Italia Riccardo Conti è stato rinviato a giudizio dalla Procura di Roma. Deve rispondere di truffa aggravata, omesso versamento dell’Iva e finanziamento illecito.
Le accuse sono legate alla compravendita di un immobile in via della Stamperia, nel centro della Capitale.
L’edificio in questione venne venduto nel 2011 per 44,5 milioni di euro all’ente di previdenza degli psicologi dalla società Estatedue srl, amministrata da Conti, che aveva acquistato l’immobile per 26 milioni di euro proprio poche ore prima.
Nella trattativa secondo la Procura di Roma, un milione di euro finì nelle tasche di Denis Verdini, senatore di Forza Italia e braccio destro di Silvio Berlusconi, anche lui rinviato a giudizio.
Verdini, secondo i pm, non fece in alcun modo parte della compravendita, ma pochi giorni dopo ricevette da Conti una cifra pari ad un milione di euro, parte probabilmente di una più cospicua somma –sembrerebbe pari a dieci milioni di euro- che Conti si sarebbe impegnato a prestare al collega di partito. L’accordo per il prestito, del quale esisterebbero prove scritte, non venne alla fine rispettato.
Nel dicembre 2012 sia Conti che Arcicasa, allora presidente dell’ente, vennero indagati per truffa. Verdini fu accusato invece di illecito finanziamento ai partiti, perché pochi giorni dopo la transazione avrebbe ricevuto da Conti un milione di euro. Tutti e tre gli indagati hanno sempre respinto le accuse.
In una nota diffusa nel pomeriggio, Verdini ha detto di non aver avuto nessun ruolo nella vicenda della compravendita dell’immobile, spiegando che «l’accusa si riferisce ad una penale regolarmente trattenuta per il mancato rispetto di un contratto fra me e il senatore Conti, di natura diversa ed estranea alla vicenda per la quale lo stesso senatore Conti viene rinviato a giudizio».
Il senatore dovrà sostenere anche un secondo processo, a Firenze, per il fallimento del Credito cooperativo fiorentino, di cui è stato presidente del Consiglio di amministrazione, con l’accusa di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta.

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