Omicidio Raccagni: una lettera a Renzi

Familiari ed amici di Pietro Raccagni, il 53enne morto dopo la rapina di Pontoglio, chiedono aiuto al premier Matteo Renzi.

(red.) Una lettera inviata al premier Matteo Renzi.
I famigliari e gli amici di Pietro Raccagni, il 53enne bresciano ferito durante la rapina nella sua abitazione di Pontoglio e morto dopo 11 giorni, chiedono giustizia al presidente del Consiglio.
Di seguito riportiamo il testo della comunicazione:

Buongiorno Matteo,
con tutte le nostre forze vogliamo cogliere l’occasione per sensibilizzarti su quanto ultimamente sta accadendo nel territorio Bresciano.
Le nostre case che dovrebbero essere il posto più sicuro dove potere vivere la nostra quotidianità, mentre sono diventate obiettivi di saccheggio da parte di persone senza scrupoli.
La notte dell’otto di luglio un padre di famiglia cercando di proteggere i propri familiari viene colpito alla testa in modo molto grave da malviventi entrati in casa.
Il suo corpo con la testa sanguinante rimane a terra per circa un’ora, perché prima di trovare una ambulanza con  un medico a bordo si si è dovuto attendere che  arrivasse dall’ospedale Sarnico (Bg)  distante  più di 20km ,mentre il nostro ospedale di zona  – Mellino Mellini di Chiari ( BS)- dista da Pontoglio 5 km. ( due ambulanze sono arrivate prima, ma  senza il medico indispensabile in casi gravi).
Dopo 11 giorni in rianimazione, purtroppo Pietro Raccagni, commerciante  53enne di Pontoglio,  è deceduto lasciando moglie  e due figli.
Siamo talmente arrabbiati che non riusciamo ad esprimere i nostri sentimenti per quanto ci è accaduto la notte dell’ 8 di Luglio 2014.
Abbiamo dovuto attendere la morte di Pietro per, finalmente, sapere che le forze dell’ordine sono riuscite a  fermare questi personaggi squallidi che hanno comunque proseguito nelle loro azioni anche nei giorni seguenti l’accaduto.
Ironia della sorte non abbiamo potuto nemmeno donare gli organi perché le leggi italiane probabilmente non permettono ad un giudice di accogliere il dono  senza l’autopsia, fatta a distanza di tre giorni dalla morte del nostro congiunto.
Matteo, ma che giustizia abbiamo??  Chi stiamo difendendo??
Ma è possibile che non ci si possa difendere da chi entra in casa nostra perché non viene considerata legittima difesa ?? Pietro non si è difeso con armi improprie, ma semplicemente fidandosi della sua forza fisica e morale.
I cittadini onesti  devono vivere queste tragedie per rendersi  conto di non essere protetti dallo Stato così come devono essere perseguiti i delinquenti con celerità ??
Noi tutti insieme alla famiglia chiediamo giustizia per Pietro
Matteo, prosegui per favore nelle riforme; non possiamo più tollerare di mantenere i vecchi politici  che ci hanno portato a questo punto.
Non possiamo tollerare che la politica sia scollegata dai bisogni  della gente comune.  Vogliamo un cambio generazionale per dare uno spirito nuovo allo Stato!!

Familiari ed amici di Pietro Raccagni

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