C’è un indagato per la morte di Emanuele

Iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di morte come conseguenza di altro reato il pusher che cedette la droga al 16enne di Gavardo.

(red.) C’è un indagato per la tragica morte di Emanuele Ghidini, il 16enne di Gavardo (Brescia) che, nel novembre 2013, si gettò nellle gelide acque del Chiese, annegando.
Secondo il pubblico ministero Isabella Samek Lodovici, se Emanuele non avesse fumato lo spinello e ssunto quel francobollo allucinogeno, la sua vita avrebbe assunto una prospettiva diversa, non quella tragica che lo portò al gesto fatale.
A finire nel registro degli indagati è il pusher del ragazzo, un 20enne del bresciano, per il quale l’accusa è morte come conseguenza di altro reato. Fu lui, secondo il pm, a cedere gli stupefacenti ad Ema ed il giovanissimo, in preda allo stato confusionale, si buttò poi nel fiume.
Difficili e meticolose le indagini dei carabinieri di Salò che, unite a quelle per accertare la composizione del “cartone” assunto dal 16enne, hanno permesso di risalire allo spacciatore.
L’indagine verrà chiusa a breve, ma in sede giudiziale sarà comunque complicato, per l’accusa, dimostrare il nesso di causalità tra l’assunzione della droga e il suicidio del ragazzo che, comunque, aveva fatto uso di stupefacenti proprio durante la festa cui aveva partecipato, immediatamente prima di lanciarsi in acqua.

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