Evasione bis per l’omicida albanese

Valentin Frrokaj, condannato all'ergastolo per l'omicidio di un connazionale a Brescia, è riuscito a fuggire anche dal carcere di Palermo.

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(red.) Era già riuscito ad evadere dal carcere di Parma nel febbraio 2013, ora, Valentin Frrokaj,  36enne albanese condannato all’ergastolo per l’omicidio del connazionale Elton Llaho, a Brescia, il23 luglio 2007 , è riuscito a fuggire anche dalla casa circondariale Pagliarelli di Palermo. E nel capoluogo siciliano è caccia all’uomo.
L’uomo si sarebbe calato con una corda dalla cella e, una volta superata l’area di sicurezza intorno al penitenziario, avrebbe raggiunto la strada facendo perdere le sue tracce. La polizia ha già avviato le ricerche con l’ausilio di unità cinofile e un elicottero.
A febbraio dello scorso anno l’albanese era riuscito ad eleudere la sorveglianza nel carcere della cittadina emiliana, insieme con Taulant Toma, 29 anni, in carcere per rapina e già protagonista di un’evasione dal penitenziario di Terni. I due, dopo aver segato le sbarre della propria cella con le lamette di alcuni tagliaunghie ed essersi calati con delle lenzuola, avevano poi scavalcato il muro di cinta e la recinzione esterna, svanendo nel nulla.
Frrokaj venne poi individuatao ed arrestato nel pomeriggio di mercoledì 14 agosto a Cassano d’Adda (Milano) e quindi trasferito a Palermo. Toma, dopo la cattura in Belgio, riuscì nuovamente a evadere dal carcere di Liegi dov’era in attesa dell’estradizione in Italia.
Questa volta, invece, il 36enne è evaso mentre era all’ora d’aria: approfittando della mancanza del poliziotto di sentinella sul muro di cinta, si è aggrappato ala parete ed è fuggito.
«Un evento gravissimo – ha commentato Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe – per il quale sono già in corso le operazioni di polizia dei nostri Agenti finalizzare a catturare l’evaso. Queste sono le conseguenze dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno. Non si facciano dunque volare gli stracci, ma i propugnatori della vigilanza dinamica delle carceri ovvero i vertici del Dap Tamburino e Pagano, si dimettano ammettendo la propria sconfitta».
«Le carceri sono più sicure assumendo gli agenti di polizia penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri», ha proseguito Capece. «Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. Al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di Polizia Penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza. Le idee e i progetti che perseguono il capo del Dap Tamburino e il vice Pagano si confermano ogni giorno di più fallimentari e sbagliati. Per questo chiediamo al Ministro della Giustizia Orlando di avvicendare i due dirigenti, commissariando provvisoriamente il DAP per poi assegnare un nuovo Capo Dipartimento».

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