Furti di auto di lusso, a Brescia la regia

Ventotto gli indagati, 7 gli arresti. Perquisizioni in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Le vetture rubate venivano piazzate all'estero.

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(red.) La polizia giudiziaria del Compartimento Polstrada del Friuli Venezia Giulia ha sgominato due bande composte da italiani, bielorussi e ucraini dedite al furto, ricettazione, riciclaggio di veicoli di lusso, estorsione e truffa nei confronti di società assicurative. Il bilancio è di 4 italiani e 3 ucraini arrestati, 28 indagati, una decina di perquisizioni in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, 21 veicoli individuati, su 52 episodi accertati, e sequestrati per un valore commerciale di circa 1 mln di euro.
Per altre 8 persone residenti all’estero, tra le quali un italiano, verranno attivate le procedure per la cattura internazionale. L’operazione, denominata ‘New Life’, è scattata circa due anni fa, coordinata prima dalla Procura di Trieste con il pm Giorgio Milillo, e poi passata, per competenza territoriale, alla Procura di Milano con il pm Luigi Luzi .I 4 italiani finiti in manette, tutti pluripregiudicati sono: E.E.Z., di 45 anni arrestato a Brescia, considerato uno degli organizzatori e promotori della banda. A Roma è stato arrestato G.S.G., di 59 anni ritenuto personaggio di spicco nell’organizzazione. A Modena è stato arrestato A.L., di 38 anni ritenuto mediatore e finanziatore dei traffici illeciti. A Milano, è finito in manette D.N., 33 anni, intermediario e fornitore dei veicoli rubati.
L’operazione è partita da un controllo effettuato della polizia slovena di una BMW X5, appena entrata in Slovenia dal valico di Fernetti (Trieste), con a bordo un italiano e un bielorusso. Siccome la documentazione era sospetta, i poliziotti d’oltreconfine hanno interessato la Polstrada, che ha scoperto che l’autovettura risultava rubata in provincia di Salerno, il telaio era stato alterato e i documenti esibiti erano falsi. Le indagini e le intercettazioni hanno svelato l’esistenza delle due bande, una composta in prevalenza da ucraini e l’altra da italiani, che si procuravano in vario modo le auto di lusso per poi rivenderle nei mercati dell’Est, eccetto un invio in Turchia e uno in Arabia Saudita. Le auto erano acquisite illegalmente in vari modi e perlopiù provenienti da Milano, Roma, il Bresciano e la zona del Garda. Il Friuli Venezia Giulia è stata solo una regione di transito.
Tre i sistemi delle bande di procurarsi le vetture. Il primo era il classico furto: eclatante è stato il caso di due ucraini fermati al casello autostradale di Villesse (Gorizia) mentre stavano raggiungendo la vicina Slovenia a bordo di un autocarro. All’interno del mezzo, nascosto da ricambi e ruote, c’era una BMW X5 rubata a Certosa di Pavia, completamente e perfettamente smontato a pezzi.Il secondo modus operandi, quello più utilizzato e meno rischioso, era di acquisire veicoli noleggiati (Maserati, BMW, Audi e Mercedes), ovvero di proprietà di finanziarie, concessi in leasing a volte anche a Società in gravi situazioni economiche. I proprietari o locatari, conniventi con i trafficanti, cedevano dietro compenso in denaro (a seconda del modello dai 5.000 ai 10.000 euro) le auto.
Successivamente al trasporto all’estero, dove le vetture erano collocate, a seconda della marca, dai 25.000 ai 45.000 euro), i proprietari o locatari denunciavano il furto/rapina, al fine di tacitare ogni dubbio e rivalsa da parte delle Società proprietarie del veicolo. Società che spesso venivano risarcite dall’assicurazione.Il terzo modus operandi, adottato dalla frangia più violenta della banda perlopiù composta da soggetti ucraini e bielorussi, consisteva in vere e proprie estorsioni con il metodo del ”cavallo di ritorno”. Con la connivenza di persone vicine al proprietario dell’auto, le quali alle volte fornivano agli estorsori le doppie chiavi, i veicoli venivano rubati. Successivamente, sempre tramite ”l’intermediario complice”, veniva richiesto un ”riscatto” per far riavere il mezzo al legittimo proprietario.

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