Operazione “cucciolo d’oro”,nei guai un bresciano

E' risultato in possesso di 44 uccelli da richiamo con anellini identificativi non conformi. Gli animali vivevano in condizioni non adeguate.

(red.) Lo sviluppo delle attività investigative durate circa un anno, condotte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Trieste, sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica di Trieste  Maddalena Chergia, eseguite anche mediante intercettazioni telefoniche, ha consentito ai finanzieri di individuare un vero e proprio sodalizio criminale dedito alla commercializzazione illegale nazionale di cani provenienti dall’Est Europa.
Durante le attività d’indagine, oltre ad intercettare numerose spedizioni al confine italo-sloveno, sono state effettuate decine di perquisizioni in Lombardia e Piemonte con la collaborazione dei colleghi del Gruppo di Brescia, del Gruppo di Bergamo, della Compagnia di Biella e della Tenenza di Desenzano sul Garda. In relazione alle indagini nella Provincia di Brescia, tra le 21 persone indagate figura anche un cacciatore capannista con licenza di caccia in corso validità. Grazie alle guardie giurate volontarie Legambiente S.V.A. e L.A.C. (Lega Abolizione Caccia), in veste di ausiliari di P.G., è stato possibile eseguire ulteriori accertamenti in un ambito più specifico quale quello venatorio. Il cacciatore della Bassa Bresciana è risultato in possesso di 44 uccelli da richiamo tra cui peppole, fringuelli, tordi bottaccio e sassello, cesene, merli e frosoni; tutti con anellini identificativi non conformi ovvero con dimensioni alterate, contraffatti e amovibili.
Contestati l’illecito amministrativo e penale in materia di contraffazione di altri pubblici sigilli o strumenti destinati a pubblica autenticazione o certificazione in violazione dell’art. 468 c.p. è stato richiesto l’intervento degli Agenti della Polizia Provinciale della Stazione di Desenzano del Garda, che hanno provveduto al sequestro dell’avifauna consegnandola al C.R.A.S. WWF di Valpredina (Bg). Al Centro Recupero Animali Selvatici, eseguendo un controllo sistematico di tutti gli anelli presenti al tarso degli uccelli, sono risultati tutti e 44 amovibili e quindi non conformi.
Per quanto riguarda le condizioni generali degli animali, le lesioni evidenziate a carico dei soggetti refertati rendono verosimile il sospetto di gravi carenze dal punto di vista gestionale (detenzione in condizioni incompatibili con la natura degli animali osservati), inadeguate cure igienico sanitarie e mancata/insufficiente tutela del benessere animale. Per concludere, un ulteriore illecito penale viene contestato al cacciatore bresciano: abbattimento di specie proibita conservata nel freezer di casa.

 

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