Via Lamarmora, sfratto rinviato

Si avvicina l’accordo fra affittuari del civico 146, proprietari e Comune. La madre dovrà rispondere ad una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.

(red.) Sembra essere prossima a una conclusione la vicenda che riguarda l’appartamento al civico 142 di via Lamarmora a Brescia. Nella giornata di lunedì 18 novembre, infatti, gli affittuari dell’immobile si sono nuovamente opposti all’ordine di sgombero firmato dal Tribunale di Brescia. La cosa, come è facile immaginare, ha incontrato la disapprovazione del legale rappresentate gli affittuari della casa.
Dopo una lunga mattinata, in cui, fra l’altro, gli animi si sono scaldati, comunque, si è giunti ad una conclusione. Lo sfratto è stato rinviato al prossimo 25 novembre. Fino ad allora, quindi, Iside, Mariateresa e Cristian avranno tempo per traslocare volontariamente. Mercoledì 20 novembre, proprietà, affittuari e Comune si incontreranno negli uffici della Prefettura per siglare un accordo. Il documento che in quella sede verrà firmato, dovrebbe garantire, da una parte, la messa in opera e la conclusione di interventi di miglioria all’immobile di via Cagliari 4 rifiutato dalla famiglia perché considerato non adeguato rispetto ai bisogni dei tre. Dall’altra, poi, il documento costituirà una sorta di garanzia perché la consegna della nuova casa non provochi un arretramento nelle graduatorie Aler per un alloggio di edilizia pubblica.
Mariateresa, la madre della famiglia, sembra soddisfatta: «Non ho ragione di rifiutare – ha dichiarato alla stampa – voglio  solo assicurazioni scritte che, mi hanno garantito, riceverò domani». A suo carico, però, ora c’è una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Diversa, invece, la reazione dell’avvocato dei proprietari, Paola Boldi, che considera il rinvio fuori tempo massimo. Il legale, comunque, ha contestato ai funzionari della Questura la mancata esecuzione di un provvedimento giudiziario e ha ipotizzato per loro una denuncia per omissione d’atti d’ufficio. In seguito, poi, ha prospettato la convocazione di un medico dell’Asl per verificare le condizioni fisiche degli occupanti e stabilire se la loro precarietà rendesse realmente inopportuno procedere allo sgombero con la forza. Per ora, comunque, si tratta solo di ipotesi.

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