Benedetto XVI e le ultime ore da Papa

Alle 20 di questo giovedì Joseph Ratzinger svstirà i panni da Pontefice per diventare "Papa emerito". Folla, mercoledì a Roma, all'ultima udienza davanti ai fedeli.

(red.) Sono le ultime ore di pontificato per Benedetto XVI che, alle 20 di questo giovedì, lascia il suo ministero petrino con l’inizio della sede vacante.
Dopo essersi accomiatato, mercoledì, in una piazza San Pietro stracolma di fedeli (un centinaio i bresciani che si sono recati a Roma per l’ultimo saluto al Pontefice) e con un l’ultimo discorso pubblico alle oltre 150 mila persone che hanno voluto salutarlo personalmente nel corso dell’udienza generale, le ultime ore di pontificato per Papa Ratzinger saranno scandite alle 11 da un saluto, nella Sala Clementina in Vaticato, a tutti i cardinali, circa una settantina, già presenti a Roma.
Quindi, alle 17, il papa si trasferisce in elicottero a Castel Gandolfo per un breve saluto dalla loggia centrale del palazzo apostolico ai fedeli presenti. Infine alle 20 cesserà il suo ministero ed inizierà la sede vacante. Unico segno esteriore visibile, il cambio al portone centrale del palazzo, tra la guardia svizzera e la subentrante gendarmeria vaticana.
“Il Vangelo purifica e rinnova”. E’ questo il messaggio più importante che Benedetto XVI ha affidato alla Chiesa Cattolica nel suo ultimo discorso pubblico. Si chiudono così otto anni di un Pontificato che ha vissuto, ha detto, “anche momenti non facili”. Difficoltà testimoniate anche mercoledì dalla rimozione anticipata di due vescovi (in Irlanda e Gran Bretagna) che porta a quota 80 le “teste tagliate” per indegnità o inadeguatezza.
Ma il numero è molto più alto, cme ha affermato il nunzio Miguel Maury Buendia, per il quale negli otto anni “il Papa ha rimosso due o tre vescovi al mese in tutto il mondo perchè la loro diocesi era un pasticcio, o la loro disciplina un disastro”.
“In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perchè so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa”, ha confidato il Papa dimissionario ai 150 mila fedeli presenti oggi all’Udienza Generale. “Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia”, ha rivelato con voce commossa, mentre i fedeli lo interrompevano 12 volte con prolungati applausi.
“Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto ferma questa certezza che mi ha sempre accompagnato”, ha assicurato ricordando però anche il suo smarrimento al momento dell’elezione, davanti anche alla prospettiva non allegra, determinata dal fatto che “il Papa è di tutti e non ha più nessuna privacy”.
“Non abbandono la Croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro”, ha poi scandito.
“La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca tutto questo”, ha detto ancora prima di ringraziare per il loro aiuto i cardinali e in il segertario di Stato Tarcisio Bertone. In prima fila, sul sagrato della Basilica di San Pietro, i cardinali di Curia Re, Braz de Aviz, Canizares e Antonelli chiacchierano con alcuni arcivescovi residenziali gia’ arrivati per il Conclave, tra i quali l’italiano Bagnasco, gli statunitensi Dolan e Wuerl, l’australiano Pell. Nel settore riservato ai porporati anche anche personaggi discussi come l’ex arcivescovo di Los Angeles, Roger Mahony e l’ex arcivescovo di Boston, Bernard Law, che era accanto all’ex presidente della Cei, Camillo Ruini. Silenziosi e pensosi i campioni della lotta agli abusi sessuali: il cappuccino americano O’Malley, che a Boston ha venduto l’episcopio per pagare i danni alle vittime, e l’austriaco Schoenborn, che ha fatto luce sui crimini compiuti dal suo predecessore Groer, subendo per questo l’ostracismo della Curia Romana.
Presenti anche i tre cardinali della Commissione d’inchiesta, Herranz, De Giorgi e Tomko. I cardinali elettori già presenti a Roma sono ad oggi qualche decina soltanto e infatti la maggior parte delle sedie loro riservate in piazza San Pietro erano occupate dai 60 porporati che risiedono a Roma, molti dei quali però sono ultraottantenni. La Costituzione Apostolica “Unversi Dominici gregis”, pur modificata nella sua formulazione per chiarire in modo incontestabile che i cardinali possono anticipare l’apertura del Conclave, prevede tuttavia che si debbano aspettare tutti gli elettori tranne queli che abbiano fatto sapere nei dovuti modi che non saranno presenti (al momento due, l’inonesiano Darmaatmadja per malattia, lo scozzese O’Brady, per opportunità: il Papa lo ha dimissionato ieri da arcivescovo di Glasgow dopo le denunce di quattro ex seminaristi che avrebbe molestato 30 anni fa.
“La data del Conclave la decideranno i cardinali riuniti in Congregazione Generale, a partire probabilmente da lunedì prossimo”, ha chiarito ancora una volta padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, ai giornalisti che dopo le rampogen di sabato scorso arrivate con un comunicato delal Segretria di Stato su ipotetici condizionamenti dei media sui cardinali elettori, oggi hanno ricevuto un “grazie” sincero da Papa Ratzinger, che ha lodato chi sulla Chiesa fa “buona comunicazione”.

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