La famiglia Tosoni: “Diteci come sta Max”

In carcere da domenica del 28enne bresciano non si sa più nulla. La famiglia, disperata, si è affidata ad un avvocato. Nei prossimi giorni la madre del ragazzo volerà in Brasile.

(red.) Non ha ucciso. Di questo ne sono certi, ma il problema oggi non è dimostrare la sua innocenza. Il problema è sapere come sta. Vogliono sapere con chi è in cella, chi lo sta seguendo, come viene trattato. Vogliono avere la certezza che qualcuno sia stia occupando di lui e che, per quanto possibile nella situazione in cui si trova, sia al sicuro.
Queste risposte, però, a cinque giorni dall’arresto di Massimiliano Tosoni, non sono ancora arrivate. Così, inconsolabili, Angelo, Michela e Manuela, continuano a vivere nel terrore e nell’angoscia per quello che è accaduto al loro “Max”, il 28enne arrestato a Fortaleza, in Brasile, con l’accusa di aver sgozzato nel suo appartamento in affitto il 48enne modenese Andrea Macchelli e il 25enne brasiliano Hadley Lincoln Dos Santos.
Il papà, la mamma e la sorella di Massimiliano si sono affidati all’avvocato Alberto Scapaticci, nella speranza che riesca ad ottenere quello che loro non hanno ancora, ovvero notizie.
Disperata, la sorella Manuela ha raccontato che è stato detto loro di attendere qualche giorno, ma che per il momento ogni tentativo sarebbe stato solo una perdita di tempo. Intanto, l’avvocato Scapaticci ha annunciato che nei prossimi giorni la signora Tosoni partirà da Brescia alla volta di Fortaleza. Andrà in ambasciata per convincere le autorità diplomatiche a fare qualcosa.
La polizia brasiliana ritiene che Tosoni, con tre minorenni, abbia attirato nel suo appartamento le due vittime con la scusa di cambiare reais in euro, per poi rapinarle e ucciderle brutalmente. A suo carico ci sarebbe un filmato che lo riprende in compagnia dei ragazzini, a loro volta arrestati  e divenuti i suoi principali accusatori.
Tosoni, che è scappato dall’Italia per sottrarsi a sette anni di carcere per rapina, si è difeso dicendosi vittima di un ricatto. Di essere stato costretto dai minorenni ad agganciare il modenese e il brasiliano con una scusa, sotto la minaccia di ritorsioni a danno della compagna e del figlio di 1 anno e 10 giorni, e che siano stati loro a ripulirli del denaro e ad ucciderli.
Certo dell’innocenza del figlio anche il padre Angelo che, pur riconoscendo gli errori commessi da Massimiliano in passato, non lo ritiene assolutamente capace di arrivare ad uccidere. Sulla stessa linea del padre anche la sorella Manuela, convinta che il fratello si sia consegnato alle autorità brasiliane per non lasciare soli il figlio e la compagna, e per dimostrare la propria innocenza.

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