Rimborsi facili, indagati anche Bossi Jr. e Rizzi

L'ex assessore allo Sport e l'ex consigliere regionale risulterebbero indagati per peculato dalla Procura di Milano. Il legale della Rizzi: "Nessun avviso è arrivato".

(red.) Continua ad aumentare, quasi giorno dopo giorno, il numero dei consiglieri lombardi finiti nel registro degli indagati della Procura di Milano per peculato.
Nell’inchiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio si sono aggiunti altri 37 nomi di politici, tutti di Pdl e Lega Nord. Tra loro ci sarebbero anche quelli di Renzo Bossi e Monica Rizzi, entrambi leghisti ed eletti nel Bresciano.
Si aggiungono a quelli di Alessandro Marelli, Pierluigi Toscani e Enio Moretti. In tutto sono 62 le persone indagate in Regione, 35 dei quali appartengono al Pdl e 27 alla Lega, ma ora sembra che l’inchiesta si stia allargando anche all’opposizione.
Il legale di Monica Rizzi, Alessandro Diddi, ha chiarito che la sua assistita, giovedì sera, non aveva ricevuto alcun invito a comparire da parte della Procura. “Monica Rizzi”, ha puntualizzato l’avvocato dell’ex assessore (che ha visto archiviare due procedimenti aperti contro di lei per una presunta laurea ed un curriculum e per il presunto dossieraggio interno alla Lega), “non solo ha sempre chiesto ed ottenuto rimborsi di spese attinenti all’attività istituzionale, ma si è sempre attenuta scrupolosamente alle indicazioni ricevute”.
L’indagine è nata mesi fa parallelamente all’arresto dell’ex presidente del consiglio regionale del Popolo della libertà di Brescia Franco Nicoli Cristiani, arrestato alla fine del 2011 per una presunta tangente di 100.000 euro legata all’autorizzazione di una discarica a Cappella Cantone, nel Cremonese.
Sotto la lente degli inquirenti è finita una montagna di ricevute fiscali, scontrini di bar e fatture per oltre tre milioni di euro che i consiglieri presentavano per farsi rimborsare delle spese sostenute n funzione del loro mandato. In realtà, secondo quanto emerso, si tratterebbe delle spese più varie: pranzi, cene, notti in albergo, viaggi in taxi o per il carburante delle auto privatema anche la “salsiccia di Norimberga” messa in nota da leghista bresciano Pierluigi Toscani o il “Mon chéri” da un euro e 70 della compagna di partito Luciana Ruffinelli. Tra le spese del “Il Trota”, figlio del senatur della Lega, videogiochi, sigarette e lattine di “Red Bull”.
Estranei alla vicenda risultano invece essere la ex An e poi Pdl (ed ora nel partito fondato da Ignazio La Russa) Viviana Beccalossi che non ha presentato richieste di rimborsi, così come la collega di partito, la bresciana Mariastella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione. Non è indagato nemmeno Enzo Lucchini, che ha chiesto il rimborso di una sola raccomandata da 5 euro.

 

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