Aci, Bonomi ritorna alla guida dell’ente

I giudici di via Zima hanno accolto il ricorso dell'ex direttivo, che ora può tornare ad insediarsi. Decisivo sarebbe stato l'esito della perizia di parte sui conti di via Ferrari.

(red.) Come già emerso da alcune indiscrezioni nellea giornata di giovedì, che indicavano come “sostenibili” i conti dell’Automobil Club bresciano, commissariato da cinque mesi per presunte irregolarità amministrative, questo venerdì i giudici del Tar, chiamati a dirimere la controversia e soprattutto a dare risposta al ricorso presentato da Aldo Bonomi, ex patron dell’ente di via Ferrari, hanno dato ragione all’ex direttivo che ora può dunque legittimamente reinsediarsi.
La relazione del perito di parte (nominato dal Tribunale amministrativo), la prof.Daniela Salvioni, docente di economia aziendale all’Università di Brescia, chiamata a valutare i conti dell’Aci, come trapelato giovedì, avrebbe dunque riscontrato “una buona correlazione tra attivo e passivo a breve termine, sia a livello complessivo sia di liquidità primaria e la gestione 2011 rinvia al 2012 un’eccedenza di entrate sulle uscite di 938 mila euro, e ciò nonostante nel passivo correntericlassificato sia stata inserita la quota di debito verso Aci (quella nazionale)”.
In merito poi al bilancio 2011, si legge nelle 41 pagine della perizia, “non paiono pertanto sussistere particolari elementidi criticità per il mantenimento dell’equilibrio finanziario a breve, sempre considerando un equo e conveniente piano di rimborso del debito residuo verso Aci e la rapida conclusione dell’operazione di cessionediunaquotadell’immobile di via Ferrari”. I giudici sembrano dunque avere dato credito a questa relazione e accolto l’istanza di Bonomi e dell’ex direttivo contro la decisione assunta dal’Aci nazionale e dal Ministero del Turismo. L’ente dunque non è più commissariato.
Con la sentenza del Tribunale amministrativo cessano pertanto “gli effetti del regime di commissariamento di AC Brescia, con immediata e piena reimmissione in carica degli Organi dello stesso dell’Automobil Club”.
Il bilancio dell’ente di via Ferrari viene infatti considerato “non compromettente per la stabilità dell’ente”, come già emerso nella relazione del primo commissario Vincenzo Grimaldi.
“Non risulta”, si legge nella sentenza, “che gli uffici e gli organi di Aci Italia abbiano tenuto nel dovuto conto i parametri per l’equilibrio economico, patrimoniale e finanziario degli Aci indicati nella circolare proveniente dalla stessa Direzione centrale Amministrazione e Finanza di Automobil Club d’Italia e sottoscritta dal segretario generale. Oltre a ciò, non risulta che gli organi di Aci abbiano tenuto nel dovuto conto lo specifico piano di rientro di Aci Brescia. Quanto al Ministero, non può di certo dirsi che abbia adeguatamente svolto la funzione di vigilanza sull’insieme dell’universo Aci”.
I giudici del Tar hanno anche motivato i 2,74 milioni di euro di debito che l’ente locale deve all’ente centrale: “L’indebitamento di Aci Brescia verso Aci Italia risale ai primi anni 2000 e si deve al mancato riversamento del primo al secondo delle quote di associazione all’Automobil Club di spettanza del centro nazionale, a seguito di tacito accordo maturato tra i due organismi a fronte delle operazioni immobiliari avviate da Aci Brescia. Non v’è traccia agli atti di causa, né nella documentazione esaminata dal verificatore, di inviti, solleciti e tantomeno ingiunzioni di pagamento rivolte in proposito da Aci Italia ad Aci Brescia”.
Con la sentenza del 21 dicembre il terzo commissario, Matteo Piantedosi, lascerà posto al vecchio direttivo bresciano.  Le spese di giudizio sono interamente a carico del Ministero del Turismo e dell’Automobil Club d’Italia, compresi i 1.500 euro lordi per l’effettuazione della perizia da parte della dottoressa Salvioni.

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