“Semaforo Rosso” per gli appalti “pilotati”

Proseguono le indagini della Procura su presunte irregolarità nell'aggiudicazione di consulenze e appalti all'assessorato alla Mobilità. Il Comune parte lesa.

(red.) Prosegue l’indagine della Procura di Brescia sull’operazione denominata “semaforo Rosso” e che riguarda alcuni funzionarie  dipendenti dell’assessorato alla Mobilità e Traffico del Comune di Brescia.
Tre le ordinanze di custodia cautelare emesse a carico di altrettanti soggetti (due ai domiciliari e  una in carcere) mentre sette risultano le persone indagate a vario titolo per corruzione, concussione, truffa, turbativa d’asta e associazione a delinquere.
Al centro dell´inchiesta della Procura di Brescia ci sono in particolare presunte attività legate all´aggiudicazione di un bando di gara, da due milioni e 350 mila euro, dell´assessorato alla Mobilità del comune di Brescia sulla Piattaforma Integrata Traffico.
Le indagini riguardano il conferimento di incarichi per le rilevazioni dei dati del traffico in città, risalenti al 2010 e l’assegnazione dell’appalto nel progetto “InfoMobilità”. Nel pomeriggio di martedì è stato sentito in Procura Fabio Rolfi, assessore dal 2011, chiamato come persona informata sui fatti.
La vicenda su cui sta indagando la magistratura risalirebbe al 2010, quando l’assessorato era retto da Nicola Orto.
La Procura starebbe indagando su presunti incarichi “pilotati”, appalti “sospetti” e fatture “gonfiate”. Nessun politico risulta coinvolto nell’inchiesta.
La custodia cautelare in carcere è stata chiesta per Giandomenico Gangi, responsabile del servizio Mobilità e Trasporto Pubblico Locale del Comune di Brescia. Il provvedimento non è ancora stato eseguito perchè Gangi si trova negli Stati Uniti per un convegno. Il suo ritorno in Italia è previsto il 9 ottobre. Secondo il pm Silvia Bonardi che coordina le indagini, Gangi avrebbe avuto un ruolo determinante nel giro di presunti appalti truccati e avrebbe fatto pressioni perché venissero affidate consulenze ad amici e familiari.
Decisive si sarebbero rivelate le intercettazioni telefoniche che avrebbero messo in luce, in particolare, la violazione all’articolo 353 bis del codice penale che punisce la turbata libertà nella scelta del contraente. Oltre all´articolo 353 bis sono stati contestati un episodio di concussione e vari episodi di corruzione.
Gangi, classe 1974, una laurea a pieni voti in ingegneria, ha elaborato per la Loggia una serie di strumenti, dal contratto di servizio del Trasporto Pubblico alla City Logistic, il servizio di consegna merci in centro storico con le cargo-bike. Porta la sua firma anche l’elaborazione del progetto Infomobilità, partito con Nicola Orto alla guida del settore Mobilità della Loggia e proseguito anche nel febbraio 2011, con l’arrivo di Fabio Rolfi. Il 1 gennaio 2009 Gangi è stato nominato Responsabile del Servizio Mobilità e Trasporto pubblico della Loggia.
L’avvio dell’indagine è scaturito da un esposto presentato da un ex collaboratore dell’assessorato.
Martedì mattina la Guardia di Finanza di Brescia, insieme con i carabinieri, ha visitato gli uffici comunali di via Marconi, effettuando 14 perquisizioni. Diverso il materiale posto sotto sequestro, tra cui anche un televisore che sarebbe stato pagato facendo lievitare la fattura di acquisto sino a tre volte il suo valore.
In manette ma  ai domiciliari anche l´ex consulente veronese del Comune di Brescia Michele de Beaumont che avrebbe agito per fare in modo che lo studio dei flussi di traffico venisse affidato a determinate aziende, Siemens e Mizar, attraverso una gara di appalto con criteri molto “restrittivi”. L’ingegnere avrebbe sviluppato il sistema informatico Cube guadagnandoci 300mila euro.
In manette (ai domiciliari) è finito anche Denis Moras, titolare della “3Service srl” e della “Immagine computers” . Tra gli indagati risultano anche un dipendente di Bresciamobilità, l’ingegnere Severo Pace,  manager e impiegati delle Spa Siemens e Mizar automazione. Quattro le persone denunciate.
Gli investigatori hanno affermato che il Comune di Brescia risulta parte offesa nell’inchiesta.

 

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