Monari alla Cgil per la dignità dei lavoratori

Storica visita del vescovo al sindacato per la festa per i 120 anni della Camera del Lavoro. E' la prima volta che accade, ma i punti in comune non sono mancati.

(p.f.) Un ospite “che non ti aspetti” alla festa per i 120 anni della Camera del Lavoro di Brescia. A varcare la soglia della sede di via Fratelli Folonari, il vescovo di Brescia monsignor Luciano Monari.
“Un avvenimento di importanza storica”, ha sottolineato il segretario Damiano Galletti, “perché è la prima volta, nei suoi centoventi anni di vita, che la Cgil riceve la visita del vescovo della Diocesi”. Una liaison nata già nei mesi scorsi, quando Galletti e Monari si sono incontrati nelle visite ai lavoratori di fabbriche in crisi, dall’Ideal Standard alla Cartiera di Toscolano dove, dice Galletti, “abbiamo apprezzato il suo invito alla non rassegnazione, insieme al suo impegno per sollecitare risposte positive alla domanda di lavoro e di solidarietà che quelle realtà storiche e fortemente simboliche per il movimento operaio bresciano, presentavano. Monsignor Luciano non ha lasciato cadere quelle domande, e per noi e per quei lavoratori è stato un fatto molto rilevante”.
Un rapporto, quello tra sindacato e chiesa, per troppo tempo dipinto come contrapposto. “Fin dalla sua fondazione”, ha ricordato Galletti, “la Camera del Lavoro è stata il luogo degli anticlericali, mentre le associazioni emanate dalla Chiesa erano quelle degli antisocialisti e poi anticomunisti. Per decenni ci siamo definiti reciprocamente per contrapposizione”. Una contrapposizione legata a filo doppio alle ragione della guerra fredda, anche se poi la realtà era molto più complicata, con i “nostri capilega dei braccianti scomunicati che andavano in chiesa nel paese vicino”.
Ma la dignità, l’attenzione all’uomo (lavoratore), allo straniero, al debole, al diverso, sono tratti che legano l’opera del sindacato e quello della Chiesa. “La gioia e la speranza dei deboli e di quelli che soffrono”, ha esordito monsignor Monari, “è anche la gioia e la speranza dei discepoli di Dio”.
In un amarcord della sua infanzia, Monari ha ricordato l’arrivo di Giuseppe Di Vittorio nel suo paese, Sassuolo, e la piazza gremita, in un’epoca in cui le contrapposizioni tra bianchi e rossi erano fortissime. “Nel tempo si sono affievolite, ma la passione e la forza con cui si difende il proprio lavoro deve restare immutata. Il rapporto con Gesù e quello con Dio si gioca nel modo in cui si trattano gli altri. Che si cerchi di rispondere ai bisogni degli altri spinti dalla fede o da una passione politica, poco importa”.
E per Monari, l’attività sindacale, fatta di attenzione alla dignità dei lavoratori, alla possibilità di sostenere la famiglia, alla ricerca della loro sicurezza, è encomiabile. “Certo, avrei preferito che la mia visita alla Cgil avvenisse in un momento storico più tranquillo. Questa crisi che stiamo vivendo non è solo congiunturale, ma è la crisi di un modello di sviluppo”.
La globalizzazione, le dinamiche demografiche, la tecnologia ci obbligano, per il Vescovo di Brescia, a immaginare scenari inediti. “Siamo abituati a ragionare forse in modo rigido. I principi etici sono indispensabili se non vogliamo andare alla deriva. Ma i principi sono astratti e generali, le situazioni sono singole e concrete. Dobbiamo adeguarci a queste nuove sfide, che richiedono capacità di riflessioni profonde e azioni rapide”.
Come il segretario Galletti, anche monsignor Monari imputa la colpa della crisi alla forte diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza e del reddito. “Quando l’equilibrio fra la proprietà privata, base della libertà personale, e la distribuzione universale dei beni della terra, ovvero la solidarietà, si altera, tutta la società ne paga le conseguenze”.
Da Monari, poi, l’appello agli imprenditori perché abbiano in coraggio di creare nuovi posti di lavoro a vantaggio dei giovani. “Sugli stranieri, confermo la disponibilità del Centro Migranti a confrontarsi con la Cgil, per dare una risposta corale ai problemi”. A conclusione del suo discorso, Monari ha poi elogiato il motto della Camera del Lavoro bresciano, “meglio sbagliare con i lavoratori, piuttosto che avere ragione contro di loro”. “Razionalmente, non è una cosa logica, perché non si fa il bene dei lavoratori sbagliando con loro. Ma le parole, una volta tanto, possono anche esprimere emozioni, illuminazioni abbaglianti e improvvise, e per questo sono affascinanti”.

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