Cure con staminali, c’è (ancora) un rinvio

Il giudice del tribunale del lavoro di Venezia, Margherita Bortolaso, si è riservato il pronunciamento definitivo in merito al caso di Maria Celeste, la bimba seguita al Civile di Brescia.

(red.) Nessuna decisione. Il giudice del tribunale del lavoro di Venezia, Margherita Bortolaso, si è riservato la decisione definitiva in merito al caso di Maria Celeste, la bimba di due anni malata di atrofia muscolare spinale, curata a Brescia. Lo ha detto uno degli avvvocati della famiglia della bimba, Marco Vorano.
Il padre della piccola, Gianpaolo Carrer, si era rivolto alla giustizia contro il Civile di Brescia per chiedere che la figlia potesse riprendere la cura a base di cellule staminali adulte prelevate dalla madre che era stata interrotta nel maggio scorso dall’Aifa.
Nel corso della prima udienza che si è svolta il 22 agosto il giudice aveva stabilito che, in attesa del pronunciamento definitivo, la bimba potesse riprendere la terapia sperimentale perché in quotidiano pericolo di vita. Prima di decidere Bortolaso aveva chiesto ulteriore documentazione sul caso all’Aifa e al Civile.
Dopo la ripresa delle cure, avvenuta venerdì scorso, la famiglia, assistita dall’avvocato Dario Bianchini, aveva annunciato di voler restare in silenzio in attesa della sentenza. Attualmente la bimba è stata dimessa ed è a casa con i genitori.. L’udienza è durata una quarantina di minuti.
”Grazie al giudice Bortolaso siamo riusciti a fare questa iniezione in tempi brevissimi e possiamo dire che, fatto questo piccolo passo, per questo mese, Celeste è salva”. Lo ha detto il medico che segue la bambina veneziana malata di atrofia muscolare spinale, Marino Andolina, poco prima che si apprendesse della scelta del magistrato di riservarsi la decisione sull’eventuale ripresa definitiva delle cure. La piccola, sulla base del primo provvedimento d’urgenza della dottoressa Bertolaso, era stata sottoposta ad una infusione di staminali adulte (prelevate dalla madre) venerdì scorso all’ospedale di Brescia.
”Per valutare l’efficacia della cura – ha spiegato Andolina – bisogna aspettare mediamente una ventina di giorni. Ma Celeste è uscita molto allegra dall’ospedale e, a vederla, sembrava stare già meglio. Forse ha influito anche l’entusiasmo della famiglia, perchè anche l’umore dei genitori, in questi casi, influisce. E in questa famiglia, adesso, è tornata la speranza”.
Andolina ha chiarito poi di essere in sintonia con il pensiero del ministro della sanità, Balduzzi, che aveva tuttavia precisato come quella di Celeste non possa in alcun modo essere considerata una sperimentazione. ”Non sono state le parole del ministro – ha aggiunto – lo choc, ma i commenti fatti da alcuni giornali. Perchè condivido appieno le parole di Balduzzi: nel caso di Celeste, non c’è mai stata nessuna sperimentazione, ma solo una terapia compassionevole, concessa dal decreto Turco. Certo, questa definizione è al tempo stesso una grossa limitazione, perchè consente di curare un solo paziente alla volta, senza poter fare protocolli. Ma è pur sempre, nel caso specifico, un piccolo passo avanti”.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.