Green Hill, 930 cani cercano ancora casa

Lo rende noto la Lav che, insieme a Legambiente, sta coordinando le operazioni di affido dei beagle allevati nell'azienda di Montichiari, posta sotto sequestro.

(red.) Restano ancora da affidare 930 beagle di Green Hill. Lo ha fatto sapere Lav, Lega antivivisezione che insieme a Legambiente, è stata nominata custode giudiziario dei cani allevati nella azienda di Montichiari (Brescia).
Attualmente sono stati dati in affidamento 1470 animali, tra cuccioli e cani più adulti, sottratti in questo modo alla sperimentazione scientifica.
“Il beagle”, spiega la Lav, “continua ad essere la razza di cani più utilizzata nella ricerca, scelta che non ha alcuna base scientifica, come affinità genetica, anatomica e fisiologia, ma è stata “selezionata” vista la “comodità” del modello: taglia di facile stabulazione, lunghezza e tipo di pelo (per iniezioni e prelievi), resistenza cardiaca, temperamento docile e capacità di vivere in gruppo, caratteristiche che rendono più semplice ed economico il mantenimento dell’animale”
Le applicazioni su questa specie sono moltissime”, viene spiegato dall’associazione animalista, “studi di tossicità per le sostanze industriali (si ricorda a tal proposito la Normativa Reach relativa ai test chimici che provocherà l’uccisione di 54 milioni di animali in Europa); tossicità per le sostanze d’abuso, come alcol e stupefacenti; trapianto di organi e tessuti; cancro;  test bellici; ricerca di base in qualsiasi settore (compresi quelli sulla deprivazione materna e sull’erezione, prodotta fisicamente, tramite scosse elettriche e impianti odontoiatrici per testare nuovi apparecchi sulla dentatura del cane, con estrazioni e trapianti negli alveoli). L’elenco sarebbe pressoché infinito, perché si può investigare e utilizzare qualsiasi parte dell’organismo, cervello compreso, del cane come delle altre specie”.
“A tale proposito”, afferma la Lega antivivisezione, “le statistiche europee confermano l’assenza di diminuzione del ricorso ai beagle, e agli animali in generale, anzi sottolineano l’aumento dell’uso di animali in campi fortemente invasivi come le modificazioni genetiche che fanno nascere animali già ammalati e/o sofferenti dalla fase gestionale”.
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