Green Hill, beagle usati per ricerca cosmetica?

La Procura di Brescia, che ha disposto il sequestro dell'allevamento, ipotizza che i cani non siano utilizzati solo a fini scientifici, in violazione alle leggi italiane.

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(red.) Ora sui cancelli dell’allevamento Green Hill di Montichiari, meta di numerosi cortei di protesta e anche teatro di arresti di animalisti che avevano fatto un blitz per liberare i cani beagle, c’è un cartello: ”Area sottoposta a sequestro probatorio”.
Alla struttura, in cui sono allevati 2500 cani destinati alla sperimentazione, gli agenti del Corpo forestale dello stato e della Digos della Questura di Brescia hanno infatti posto i sigilli su ordine del pm Ambrogio Cassiani che ipotizza il reato di maltrattamento di animali nei confronti di tre persone ai vertici della Green Hill.
Principalmente due i problemi sollevati nel decreto di sequestro: si ipotizza che i beagle siano utilizzati non solo a fini scientifici, ma anche per ricerche connesse alla cosmesi e questo non sarebbe in linea con la legislazione italiana (accusa che Green Hill respinge con forza definendola ”infondata”). Poi ci sono le condizioni in cui sono custoditi i cani: il beagle è un ‘segugio’ e necessita di vivere all’aria aperta e non in gabbie come nella struttura bresciana.
Per capire la destinazione degli animali e le condizioni in cui vivevano sono al lavoro gli agenti della Digos che hanno già sentito i dipendenti di Green Hill. Ancora non è certo il numero dei cani che si trovano nell’allevamento; i beagle non potranno comunque essere portati fuori e gli stessi rappresentanti della Green Hill sono stati nominati custodi giudiziari insieme al sindaco della cittadina lombarda e all’Asl: avranno l’obbligo di cura e alimentazione degli animali. Il sequestro dell’azienda che fa capo alla danese ‘Great Divide Aps’ è stata salutato con gioia dalle associazioni animaliste che da mesi si battono per la sua chiusura definitiva.
Il 28 aprile davanti all’allevamento ci furono anche tafferugli con le forze dell’ordine: finirono in carcere per un paio di giorni in 13 che avevano fatto irruzione nella Green Hill e avevano liberato alcuni cuccioli. L’8 maggio scorso ci furono proteste in una settantina di città, molte delle quali estere.
Lega antivivisezione e Legambiente cantano vittoria (anche se parziale): ”Ci auguriamo che gli accertamenti in corso, disposti dalla Procura, possano fare luce, definitivamente, sulle reali condizioni di vita degli animali rinchiusi nei padiglioni della struttura in attesa della spedizione verso gli ‘acquirenti’, e sull’impossibilità di Green Hill di garantire il rispetto delle necessità fisiche e comportamentali dei cani, visti i numeri enormi di cui si parla”. Poi reiterano la richiesta che si approvi la legge che vieta l’uso di animali a fini scientifici: ”Alla luce di questi sviluppi giudiziari rivolgiamo un nuovo appello ai senatori affinchè l’articolo 14 della Legge Comunitaria sia finalmente approvato e possa essere di incentivo per la ricerca pulita, scientifica ed eticamente accettabile”.
Esprime soddisfazione per il sequestro dell’azienda anche l’ex attrice francese Brigitte Bardot, che da anni ha sposato la causa animalista, definendo l’operazione “la prima buona notizia dell’anno”., mentre la definisce “una vittoria” l’ex ministro del Turismo Michela Brambilla, che ha preso parte anche ad alcune manifestazioni svoltesi nei mesi scorsi a Montichiari.
Alla soddisfazione degli animalisti risponde l’azienda: ”Siamo sconcertati dal clima di persecuzione a cui stiamo assistendo, arrivato al punto di bloccare un’attività che dà lavoro a decine di dipendenti per cercare di dimostrare la validità di accuse pretestuose respinte nei fatti da innumerevoli ispezioni”.

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