Green Hill, l’azienda: “Clima persecutorio”

"L'attività non ha altro scopo se non quello di allevare animali destinati alla ricerca scientifica e non cosmtica", ribadiscono i vertici dopo il sequestro.

(red.) L’azienda non ci sta. Nonostante il sequestro di Green Hill, l’allevamento di cani beagle a Montichiari, i vertici respingono le accuse al mittente, ribadendo che “l’attività non ha altro scopo se non quello di allevare animali destinati alla ricerca scientifica; ogni riferimento ad attività di allevamento dei cani destinati alla ricerca cosmetica è semplicemente privo di fondamento”.
“Questo allevamento”, continua la nota, “è stato sottoposto ad innumerevoli controlli, non ultimi quelli effettuati per conto della procura che non ha rilevato il benchè minimo scostamento dalle norme che regolano l’allevamento degli animali”. Addirittura l’azienda ricorda che una precedente inchiesta era stata archiviata perché “non emergono situazioni di maltrattamento o situazioni aziendali che siano causa di rischio di maltrattamento”.
Nel clima degli ultimi msi, sostiene l’azienda, “tutti i controlli effettuati sembrano aver perso la loro validità. Siamo sconcertati dal clima di persecuzione a cui stiamo assistendo, arrivato al punto di bloccare un’attività che dà lavoro a decine di dipendenti per cercare di dimostrare la validità di accuse pretestuose respinte nei fatti da innumerevoli ispezioni”.

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