Indagati tre ex Brescia: Mauri, Milanetto e Sculli

Calcioscommesse: nuova tornata di arresti ed indagati. Tra i nomi anche quelli delle ex Rondinelle. Per i primi due ordinanza di custodia cautelare.

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(red.) ci sono anche tre ex giocatori del Brescia tra i  nuovi nomi emersi nell’ambito dell’indagine sul calcioscommesse: si tratta di Stefano Mauri, Omar Milanetto e Giuseppe Sculli.
MAURI, TANTI GOL E AMICIZIA ZAMPERINI Centrocampista atipico, un po’ attaccante un po’ trequartista. Col piacevole vizio del gol. Da sette stagioni veste la maglia della Lazio di cui è capitano: Stefano Mauri, 32 anni, brianzolo doc (è nato a Monza), entra nei verbali dell’inchiesta di Cremona sul calcioscommesse tirato in ballo da Carlo Gervasoni in merito alle presunte combine delle partite Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, nella scorsa stagione di Serie A. Nella vicenda non gli giova nemmeno l’amicizia con Alessandro Zamperini, conosciuto ai tempi di Modena.
Mauri inizia la gavetta in Brianza (da piccolissimo nel Casati Arcore, poi nel Monza, nel Brugherio e infine nel Meda).
Nel 2001 arriva al Modena dove esordisce in serie A. Poi veste le maglie di Brescia e Udinese. Nel 2004 arriva la prima convocazione nella nazionale di Marcello Lippi: il 17 novembre 2004, a 24 anni, nella partita Italia-Finlandia (1-0). In azzurro disputa 6 partite fino al 2007, convocato anche dai ct Roberto Donadoni. A tre anni di distanza dalla sua ultima presenza, Mauri torna nel gruppo degli Azzurri con il ct Cesare Prandelli contro l’Irlanda del Nord (0-0), valida per le qualificazioni a Euro 2012.
Alla Lazio Mauri arriva nella stagione 2005/2006. Il suo esordio con la maglia biancoceleste avviene in Coppa Italia nella partita Lazio-Inter 1-1. Ben presto conquista la maglia da titolare e diventa una colonna della squadra giocando sulla fascia sinistra del centrocampo. La stagione successiva è tra i protagonisti della qualificazione dei biancocelesti in Champions League. Seguono un paio di stagioni poco brillanti.
La stagione 2010-11, la sesta con la Lazio, inizia per Mauri sotto i migliori auspici: relegato in panchina nella prima uscita stagionale contro la Sampdoria, società che peraltro lo aveva a lungo ed invano corteggiato torna titolare contro il Bologna realizzando il primo gol della Lazio in campionato e servendo un assist per il raddoppio. Nelle successive uscite si conferma su alti livelli. Anche nel campionato appena terminato Mauri e’ stato assoluto protagonista nonostante un infortunio che lo tiene fermo per diverso tempo, con un viaggio negli Usa per curarsi, proprio nei giorni in cui il suo nome comincia ad essere accostato all’inchiesta calcioscommesse.
Mauri torna, il 4 marzo 2012 firma la rete che regala alla Lazio la vittoria nel derby di ritorno. A rete va anche contro la Juve nel match di Torino che sembra essere un bivio scudetto, prima del gol vittoria di Del Piero. Il suo campionato si chiude con una rovesciata spettacolo nel 3-1 col Napoli. Quel giorno Mauri non sa che la stagione avrà un epilogo ben più amaro.
MILANETTO, DA BANDIERA AD ADDIO GENOA La bandiera, l’Insostituibile, il regista. E poi l’odiato dagli ultras del Genoa, costretto ad andar via per una storia mai chiarita. Omar Milanetto, centrocampista ora in serie B col Padova, eè stato per anni giocatore simbolo del Genoa. E per gli anni in rossoblù è ora nei guai con la giustizia: era lui, secondo gli inquirenti, a incassare i soldi dagli slavi per vendere la partita con la Lazio.Nato a Venaria Reale, in provincia di Torino, il 30 novembre 1975, Milanetto e’ cresciuto nelle giovanili della Juventus. E si è trasformato da rude centrocampista centrale in play, regista di gioco. L’esordio da professionista, dopo aver vinto uno scudetto Primavera, in C1 col Fiorenzuola nel ’94. Il Modena è il suo trampolino di lancio, due stagioni dal 2000 al 2002 con altrettante promozioni, fino alla A. Ma anche qualche giorno nero, come quel 19 novembre 2001 in cui il compagno di squadra Francesco Bertolotti viene colpito al volto dal comasco Max Ferrigno, e va in coma.
Da Modena al Brescia in A, sono gli anni in cui Milanetto si guadagna un soprannome macabro, ‘Hannibal’, per la sua potenza fisica. I tifosi emiliani lo hanno ribattezzato anche ‘Insostituibile’. E’ piuù o meno il rapporto di grande amore che il centrocampista istaurerà rapidamente con la curva rossoblù, quando nel 2006 arriva a vestire la maglia del Genoa. Sono cinque anni intensi e sanguigni. Gol, vittorie, sconfitte, cori e contestazioni. Fino al derby di ritorno con la Samp, nel 2011: la vittoria del Grifone dà una spinta verso la B ai cugini blucerchiati, al gol vittoria il n.77 corre sotto la propria curva e insulta i tifosi che avevano contestato la squadra. Si rompe il rapporto. Le scuse non bastano. Il clima è pesante, Genova rossoblù isola il suo oramai ex simbolo. A fine stagione Milanetto lascia Genova, l’offerta del Lugano non lo convince, scende in B col Padova dove gioca tutta la stagione fino al limite dei play off per tornare in A. E dove lo rincorrono le voci sulle confessioni di Gervasoni al pm di Cremona: ‘fu lui a incontrare Gegic per truccare Genoa-Lazio, fu lui a fare da tramite con la squadra”.
SCULLI, IL RAGAZZO DI CALABRIA Cresciuto nella Juventus, natali calabresi e un passato ”scomodo” legato al nonno, Giuseppe Morabito, di Africo (Reggio Calabria) detto Tiradritto, finito in tante inchieste sui clan della ‘ndrangheta, Giuseppe Sculli, 31 anni, attaccante del Genoa, lui che durante la follia degli ultra’ rossoblu’ ha affrontato a tu per tu i ‘tifosi’, entra nella vicenda calcioscommesse tirato in ballo da Hristiyan Ilievski, figura di spicco degli ‘zingari’ che ha parlato del presunto coinvolgimento dell’attaccante in Lazio-Genoa del del 14 maggio del 2011.
Tutto carattere e determinazione, in campo come nella vita, uomo spogliatoio per eccellenza, Sculli è nato a Bruzzano nella Locride. Nipote prediletto di Tiradritto, quell’uomo ingombrante lo ha sempre difeso in modo netto anche quando disse: ”Vergognarmi? Io vado a testa alta, per me mio nonno non ha fatto nulla di male”. Si dice che durante la latitanza di Tiradritto, gli investigatori girassero gli stadi mezza Italia con la speranza di trovarlo a veder giocare il nipote, tanto era l’affetto per quel ragazzo. Sculli come non ha avuto esitazioni a difendere il nonno, così non ne ha avute nella domenica di follia degli ultras di Genova. Si è mosso deciso verso i tifosi per spiegare loro come stavano le cose. In nome della dignità personale, di quella dei suoi compagni di squadra, o soltanto in virtuù di un sano istinto di ribellione, lui la maglia non se la toglieva. E non se l’è tolta.
Cresciuto nella Juventus, ha giocato col Crotone dal 2000 al 2002. Poi è stata A, con Modena, Chievo, Brescia e Messina, e soprattutto Nazionale Under 21, con cui ha conquistato un Bronzo alle Olimpiadi di Atene e il Campionato europeo del 2004.
Il Genoa lo ha preso nel 2006, ma, poche settimane dopo ha avuto otto mesi di squalifica con l’accusa di aver truccato assieme ad alcuni compagni del Crotone una gara con il Messina.
Al Genoa, con Gian Piero Gasperini che lo conosceva dai tempi della Juventus, Sculli ha giocato alcune delle stagioni migliori. Dava carattere e temperamento a una squadra giovane e nuova che si affacciava nel massimo campionato. Non ha mai avuto paura degli avversari, del Milan, dell’Inter e della Juventus. E neanche di amicizie o parentele ‘scomode’.

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