Utero in affitto a Kiev, coniugi a processo

Comparirà davanti al gup la coppia del Sebino che, secondo la Procura, avrebbe comprato i gemelli da una donna ucraina, falsificando i certificati di nascita.

(red.) Sono stati rinviati a giudizio i due coniugi del Sebino che “comprarono” i gemellini da una donna ucraina che aveva “affittato” loro l’utero.
La Procura di Brescia ha fissato l’udienza preliminare nella quale i due genitori dovranno rispondere di alterazione dello stato civile.
La coppia, residente in un comune del lago d’Iseo, andrà a processo: i giudici hanno raccolto elementi sufficienti per dimostrare che marito e moglie abbiano aggirato la legge italiana per poter coronare il sogno di un bimbo tutto loro.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti in un anno circa di indagini, i due coniugi avrebbero contattato, tramite un’organizzazione attiva tra Milano e  Foggia, una ragazza ucraina che avrebbe messo a disposizione il proprio grembo per dare alla luce una coppia di bambini poi ceduti dietro pagamento.
La clinica avrebbe quindi falsificato i certificati di nascita e alla donna sarebbero stati pagati 50mila euro.
Diversi i viaggi verso Kiev che sarebbero finiti negli atti. L’ultimo dei quali proprio il giorno in cui sarebbero venuti alla luce i bambini, poi subito portati in Italia e registrati all’anagrafe del comune bresciano. Ed è qui che il prefetto piano si è inceppato, quando gli uffici comunali hanno avanzato il sospetto che i due bambini non fossero figli della coppia e girato gli incartamenti alla procura per gli approfondimenti.
L’esame del Dna ha confermato la paternità dei neonati, ma non la maternità. Per suffragare la versione di un parto cesareo la “mamma” avrebbe addirittura chiesto ad un medico di praticarle un taglio all’altezza dell’addome. A riprova ci sarebbe un’intercettazione fra la donna e il chirurgo.
I coniugi si sono sempre difesi affermando che i gemelli erano nati a Kiev durante un viaggio d’affari. Versione che non ha convinto gli inquirenti.

 

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