Amianto, un “caso Torino” a Manerbio?

Giuseppe Battagliola, 80 anni, deceduto 11 giorni fa, aveva lavorato alla Eternit di Casale Monferrato, i cui titolari sono stati condannati per disastro colposo.

(red.) E’ morto a 80 anni, dopo un calvario durato dieci anni, Giuseppe Battagliola, bresciano di Manerbio, a lungo dipendente nella fabbrica di Casale Monferrato, i cui titolari sono stati condannati a Torino a 16 anni per disastro doloso perché considerati responsabili delle molte negligenze della società nell’informare e proteggere adeguatamente i propri dipendenti e gli abitanti delle zone circostanti alle fabbriche che produceva asbesto.
Anche Battagliola vi lavorò per una decina d’anni e, come riporta il quotidiano Bresciaoggi nell’edizione odierna, potrebbe essere lui la vittima numero 2010, morte causata dall’aver respirato le particelle di amianto, sostanza la cui polvere ha effetti cancerogeni.
Il pensionato era affetto da asbestosi, che unito al mesotelioma pleurico (una neoplasia che riguarda lo strato di cellule che riveste le cavità sierose del corpo, tra cui pleura, appunto, pericardio e peritoneo) è fra le principali cause di morte delle persone esposte alle particelle di fibrocemento.
Battagliola è deceduto 11 giorni fa: aveva lavorato alla Eternit torinese dal 1969 al 1979 come magazziniere e poi come addetto al trasporto del fibrocemento. Dai risultati dell’autopsia sull’uomo, disposti dalla Procura per fare luce sulle cause della morte, è emersa la natura della malattia professionale. I pm torinesi stanno continuando ad indagare e a raccogliere informazioni su nuovi casi che stanno venendo man mano alla luce. Anche quello del pensionato bresciano potrebbe dunque essere acquisito.

 

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