Dopo l’arresto Ponzoni lascia il Pirellone

L'ex consigliere ha rassegnato le dimissioni martedì mattina. Boni: "Speriamo che possa dimostrare la propria estraneità all'inchiesta dei magistrati".

(red.) In seguito ai nuovi sviluppi della vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto, Massimo Ponzoni (Pdl) ha presentato martedì mattina le dimissioni dall’ufficio di presidenza del consiglio regionale dove ricopriva il ruolo di consigliere segretario. Lo ha annunciato il presidente del consiglio regionale Davide Boni (Lega Nord).
“Ci è arrivata la comunicazione formale”, ha spiegato Boni, “e ringrazio Ponzoni per le dimissioni perchè l’ufficio di presidenza può così ricostituirsi e ricominciare a lavorare a pieno regime. Mi auguro che la magistratura faccia il suo lavoro e che Ponzoni possa dimostrare la sua estraneità ai fatti”.
La nomina del nuovo Consigliere Segretario sarà all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio regionale: questa mattina l’assemblea lombarda aveva nel frattempo eletto vice presidente Carlo Saffioti (Pdl) al posto del dimissionario Franco Nicoli Cristiani.
Ponzoni era destinatario di una delle cinque ordinanze di custodia cautelare che lunedì hanno portato all’arresto di altre quattro persone nell’ambito dell’inchiesta della Procura monzese per corruzione, concussione, peculato, appropriazione indebita e bancarotta, nata dal crac della società ‘Il Pellicano’.
Ponzoni si è presentato negli uffici della Guardia di Finanza di Milano per poi essere trasferito nel carcere di Monza. ”Sono sconvolto ma mi difenderò”, ha detto l’esponente del Pdl locale (è stato coordinatore per Monza e la Brianza) parlando ieri sera al telefono con i suoi legali, dopo aver saputo che nei suoi confronti c’era un ordine di arresto e aver decido di rientrare a Desio, cittadina dove abita.
”Non era in fuga e nemmeno all’estero”, ha spiegato l’ avvocato Sergio Spagnolo, uno dei suoi difensori, aggiungendo: ”Non si aspettava l’arresto anche perchè è stato interrogato per due volte dai pm e, portando anche dei documenti, aveva chiarito la sua posizione. Il mio assistito è certo di poter dimostrare punto per punto l’infondatezza delle contestazioni che gli sono state mosse”. E lo farà forse già giovedì quando probabilmente verrà interrogato dal gip Maria Rosaria Correra che domani mattina (mercoledì, ndr.) invece sentirà le altre persone arrestate: alle 9,30 comincerà con Antonino Brambilla, vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza. Poi toccherà all’imprenditore Filippo Duzioni, all’ ex sindaco di Giussano Franco Riva e all’ex assessore provinciale e tecnico del comune di Desio Rosario Perri (questi due sono ai domiciliari).
Intanto dagli atti dell’inchiesta condotta dai pm Walter Mapelli, Giordano Baggio e Donata Costa, e dall’ordinanza del gip, emergono nuovi particolari di quel ”radicato e diffuso sistema di illegalità”, si legge nell’ordinanza, “che presenta, come dato comune, l’asservimento della funzione pubblica all’ interesse privato”. Un ”contesto affaristico” non solo fatto, secondo la ricostruzione di presunte mazzette,”voti comprati”, appoggi per scalate all’interno delle amministrazioni locali in cambio di interventi sui piani di governo del territorio, ma anche legato con un filo alla ‘ndrangheta e che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati, accanto a Ponzoni, oltre venti persone, tra suoi parenti, imprenditori, commercialisti e pubblici ufficiali.
Tra i particolari rilevati dal giudice c’è il fatto che Ponzoni, capo di quella ”squadra, sono sue parole intercettate, che comincia a funzionare alla grande”, sarebbe stato ”solo sporadicamente interessato agli impegni istituzionali della carica ricoperta o a riunioni di lavoro”. In realtà, annota ancora il giudice, sarebbe stato ”completamente assorbito in una molteplicità di ‘affari’, principalmente nel campo delle speculazioni immobiliari, ma non solo”. C’è anche ”la sua dedizione al consumo di droga”, la ”cocaina”, a cui si aggiungono i ”costi del lusso”, è scritto sempre nell’ ordinanza, per cui era necessario ”procurarsi liquidità”.
Necessità, questa, che l’avrebbe portato a commettere ”fatti corruttivi”, e per la quale sarebbero state ”strumentali (…) anche le condotte distrattive poste in essere nella gestione delle socieà”’ poi fallite o a lui riconducibili. Società svuotate, per l’accusa, per comprare voti o finanziare la sue campagne elettorali. E poi per pagare ”noleggi di barche” e anche ”viaggi esotici” al Governatore della Lombardia Roberto Formigoni fino ad arrivare agli oltre 13 mila euro pagati da il Pellicano alla pasticceria Cova di via Montenapoleone, a Milano, o ai 62.400 euro versati a un ‘centro studi arredamenti” della Brianza.

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