Calvisano, interrogatorio per l’omicida

Vito D'Angelo, la sera della vigilia di Natale, ha freddato a colpi di pistola l'ex cognato 34enne, Luca Zanella, poi si è costituito. Ancora silenzio sui motivi del gesto.

(red.) Seconda notte in carcere per Vito D’Angelo, il 46enne di Castel Goffredo (Mantova) che la sera della vigilia di Natale a Calvisano (Brescia) ha ucciso a colpi di pistola Luca Zanella, il fratello di 34 anni della sua ex convivente Barbara, pare per dissapori legati a questioni economiche.
L’assassino, dopo avere sparato quattro colpi con una pistola 9×21, detenuta con regolare porto d’armi per uso sportivo, si è recato alla stazione dei carabinieri di Castel Goffredo per costituirsi ed attualmente si trova rinchiuso nel carcere di Mantova, in attesa del trasferimento (che dovrebbe avvenire proprio questo martedì) a Canton Mombello dove verrà successivamente interrogato per la convalida del fermo.
D’Angelo, finora, non ha spiegato i motivi del suo gesto, le cui ragioni potrebbero essere ricondotte a questioni di carattere economico e al rapporto teso che l’omicida aveva con la sua vittima.
D’Angelo era il compagno di Barbara Zanella, sorella della vittima, ma da qualche tempo la relazione tra i due fidanzati si era spezzata a seguito dell’accensione di un mutuo da parte della donna che, per risanare alcuni debiti ereditati dal padre, a garanzia della copertura della rata, aveva dato la sua busta paga, non potendo quindi più, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, aiutare il convivente in difficoltà economiche.
Dopo la rottura del rapporto i due, però, forse proprio per motivi economici, avevano continuato a diviedere lo stesso tetto, ma le liti e i dissapori anche con Luca Zenella, l’ex cognato, si erano acuiti.
Il 46enne ha quindi probabilmente deciso di vendicarsi del parente e la sera della vigilia di Natale lo ha raggiunto nella stalla dove il 34enne stava ultimando alcuni lavori prima di recarsi a tavola per i festeggiamenti con la famiglia.
D’Angelo ha raggiunto Zanella con tre, forse quattro colpi di pistola (i bossoli rinvenuti sarebbero quattro) e il giovane ha cercato di fuggire, come testimonierebbe il fatto chegli spari lo hanno raggiunto sia mentre era all’interno dell’azienda agricola, sia all’esterno, segno che l’ex cognato avrebbe tentato una disperata fuga per sottrarsi alla violenza dell’omicida che poi è fuggito per andare a costituirsi.
Dell’arma utilizzata nessuna traccia. D’Angelo avrebbe riferito ai carabinieri di averla gettata nel Chiese dopo il delitto, indicando anche il punto esatto, ma finora, le ricerche non hanno dato esito.

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