Calcioscommesse, arrestato Cristiano Doni

Al giocatore, ex Brescia, contestati tre episodi di partite "truccate" con l'Atalanta nel campionato di serie B dello scorso anno. Il centrocampista era già stato squalificato.

(red.) C’è anche Cristiano Doni, 38 anni, ex del Brescia, tra le persone arrestate nel vortice dell’inchiesta coordinata dalla procura di Cremona sul calcioscommesse.
Doni, secondo l’accusa, sarebbe coinvolto nella combine di almeno tre incontri dell’Atalanta del campionato di serie B dell’anno scorso.
Sarebbero ”diverse” le partite alterate dei campionati 2009-2010 e 2010-2011 di serie B, secondo quanto accertato dalla polizia nell’ambito dell’indagine sul calcioscommesse. All’inchiesta hanno partecipato anche le squadre mobili di Venezia, Bari e Lecce.
Ma anche incontri del campionato di serie A 2010-2011 tra le partite che sarebbero state alterate dall’organizzazione scoperta dalla polizia.
Secondo le indagini si tratta di Brescia-Bari, Brescia-Lecce e Napoli-Sampdoria, su cui sono in corso ulteriori accertamenti.
Oltre a Doni, sono finiti in carcere perchè coinvolti nella combine delle partite gli ex giocatori Luigi Sartor (Parma, Vicenza, Inter e Roma) e Alessandro Zamperini (serie B, Lega Pro). In manette anche altri due calciatori ancora in attività: Carlo Gervasoni del Piacenza (attualmente sospeso) e Filippo Carobbio dello Spezia.
L’operazione di questo lunedì è la seconda tranche dell’inchiesta della procura di Cremona ’Last bet’ che a giugno scorso ha portato in carcere 16 persone tra cui l’ex giocatore della Nazionale, Beppe Signori insieme con Paoloni, Sommese e Micolucci. Gli indagati di questa second aparte di inchiesta devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e frode sportiva.
Secondo gli inquirenti il vertice dell’organizzazione era a Singapore, con basi operative nell’Europa dell’Est. Secondo la procura di Cremona, al vertice c’era un certo Eng Tan Seet, detto ’Dan’, che attraverso una rete di collaboratori a Singapore e nell’ Est Europa avrebbe alterato gli incontri nei campionati italiani e in altri paesi.
Le puntate sulle scommesse delle partite combinate venivano effettuate su siti internet collocati prevalentemente in Asia e ritenuti “più sicuri”.
Tre anni e mezzo di squalifica era stata, finora, la pena inflitta dalla giustizia sportiva per Cristiano Doni, l’equivalente di un addio al calcio. Era stata questa infatti la sanzione che lo scorso 9 agosto la Commissione disciplinare della Federcalcio aveva inflitto al giocatore romano (pena confermata dalla Corte di giustizia Federale), bandiera dell’Atalanta (a sua volta condannata a 6 punti di penalità), per il coinvolgimento nella vicenda calcioscommesse.
A carico di Doni era stata accertata la responsabilità nella realizzazione dell’illecito sportivo aggravato su Atalanta-Piacenza del 19 marzo. Ma Doni non si era arreso ed a settembre aveva presentato istanza presso il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport (Tnas), che non ha ancora deciso in merito.
Quella sentenza era stato un duro colpo per lui, centrocampista di qualità, che quando buttava la palla nella porta avversaria metteva una mano sotto il mento per tenere la testa alta: era il suo segno distintivo. Un’esultanza nata nella stagione 2000-’01, quando venne accusato assieme ad altri giocatori di aver pilotato il risultato di una partita di Coppa Italia dell’Atalanta contro la Pistoiese, per poi essere scagionato. Posso andare a testa alta, diceva insomma Doni ogni volta che metteva a segno una rete: ”Non è solo un gesto di esultanza ma uno stile di vita”.
All’epoca di quella storia il lungo ed elegante trequartista dal gol facile giocava con gli orobici, come aveva fatto in gran parte della sua carriera. ”Sono arrivato alla conclusione che per me questa è una maglia davvero speciale, quasi magica”, confessò dopo il ritorno all’Atalanta nel 2006. “Forse la potrei scherzosamente avvicinare al costume che trasformava Clark Kent in Superman”.
Doni è il miglior marcatore di sempre nella storia dell’Atalanta (103 gol tra A e B), che alla fine della scorsa stagione aveva contribuito a riportare nella massima serie. Ha vestito anche la maglia della Nazionale (7 partite e un gol), disputando i Mondiali di Corea del Sud e Giappone nel 2002.
Nella sua carriera ha militato, tra l’altro, con Sampdoria, Brescia, Bologna e un anno nel Maiorca, in Spagna.
Nel 2010 ha promosso la nascita dell’Associazione nazionale calciatori (Anc), un sindacato alternativo all’Associazione italiana calciatori (Aic).

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.