Erika, prime ore di libertà con il padre

La ragazza, che nel 2001, con il fidanzato Omar Favaro, uccise a coltellate madre e fratellino, è formalmente libera. Resterà a Lonato nella comunità Exodus di don Mazzi.

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(red.) Erika De Nardo, la ragazza che, nel febbraio del 2001, insieme con l’allora fidanzatino Omar Favaro, uccise con 96 coltellate la madre Susy e il fratellino Gianluca di 11 anni nella sua abitazione a Novi Ligure, è libera.
La ragazza, oggi 27enne, ha trascorso le sue prime ore di libertà con la persona che mai l’ha abbandonata in questi oltre dieci: suo padre Francesco. L’ingegnere De Nardo le è sempre stato accanto, nonostante l’ immane tragedia.
Per Erika, giubbetto fucsia, jeans, un filo di trucco, capelli raccolti a coda, la libertà è tornata in mattinata: a bordo di un Suv alla cui guida c’era uno dei responsabili delle comunità Exodus, Giovanni Mazzi, nipote di don Antonio, ha lasciato la struttura di Sedena di Lonato (Brescia), dove è stata negli ultimi mesi, dopo il carcere minorile Beccaria di Milano e quella per adulti a Verziano, alle porte di Brescia. Erika ha raggiunto il padre Francesco, in un’altra struttura di Exodus, hanno parlato per alcune ore e la ragazza a chi l’ha accompagnata è apparsa tranquilla.
Poi, è tornata a Sedena di Lonato, dove vuole restare per occuparsi di volontariato. ”Farà comunità e per parecchio tempo”, ha spiegato Giovanni Mazzi, “come lei ha chiesto”. Andrà all’estero per lavorare in altre comunità? ”Non sono cose che si preparano tra l’oggi e il domani”, ha smorzato gli entusiasmi l’educatore il quale ha aggiunto: ”Un conto è la libertà che si raggiunge espiando la pena; un conto è il lavoro interiore e quello è molto più difficile: avrà bisogno di tempo”.
”Ha bisogno di fare un passo alla volta”, ha proseguito, “di prendere in mano seriamente la sua vita, perché quello che ha fatto è terribile e non dobbiamo mai dimenticarlo. Lei non se lo può dimenticare e prima di tutto avrà bisogno di ricostruire se stessa, che è quello che don Antonio le chiede: guardati dentro”.

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