Maddalena, si indaga su altre tre persone

Sarebbero coinvolte nel maxi raggiro architettato da Saravini e Cerubini ai danni dei due imprenditori macedoni giustiziati sul monte lo scorso giugno.

(red.) Non ci sarebbero solo l’ex carabiniere e l’ex poliziotto coinvolti nell’omicidio di Hristo Uzunov e di Ekrem Salija, i due imprenditori macedoni uccisi sul monte Maddalena a Brescia, ma, secondo le dichiarazioni di Luca Cerubini, 37enne ex appuntato dell’Arma residente in città in via Crocefissa di Rosa, anche un buttafuori 37enne di Torbole Casaglia, ora residente in Tunisia, assoldato (per 10mila euro) dalla coppia di ex agenti “per dare una lezione” ai due uomini d’affari dell’Est che pretendevano la restituzione del denaro anticipato a Daniele Saravini per la realizzazione di un progetto commerciale.
Anzi, secondo le dichiarazioni di Cerubini, che giovedì è stato ascoltato in carcere per l’interrogatorio di garanzia, sarebbe stato proprio il “terzo uomo” a premere il grilletto e ad uccidere materialmente i due macedoni.
Ma gli inquirenti, che sono sulle tracce della body guard bresciana, starebbero cercando almeno altre tre persone, che sarebbero entrare nella vicenda della maxi truffa milionaria architettata dai due ex tutori dell’ordine ai danni degli uomini d’affari.
Saravini, 33enne ex poliziotto in servizio a Milano, con residenza a Chiasso e domicilio a Scurano in provincia di Parma, sarebbe “la mente” di un gruppo più vasto che non si limiterebbe solo a Cerubini e al buttafuori di Torbole, ma che coinvolgerebbe altri personaggi: si parla di un consulente finanziario romano 50enne, di un commercialista milanese di 48 e di una donna che, però, si sarebbe sottratta alla truffa diventando poi lei stessa oggetto di minacce da parte del gruppetto di imbroglioni.
Il consulente finanziario ed il commercialista risulterebbero, fino a questo momento, indagati a piede libero  per truffa, mentre la donna è stata sentita come persona informata dei fatti e persona offesa.
Gli inquirenti avrebbero dunque appurato che Uzunov e Salija, che intendevano aprire un centro commerciale a Skopje,  versarono 400mila euro ciascuno come anticipo per ottenere un finanziamento da 26 milioni di euro attraverso Saravini, conosciuto in Croazia dai genitori di uno dei due macedoni, gestori di una gelateria in una località turistica.
Da qui il contatto con la “banda” dell’ex poliziotto che mette in atto il raggiro e si fa consegnare il denaro dai due imprenditori. Quando i due uomini d’affari si accorgono del raggiro iniziano a pretendere la restituzione del denaro anticipato e accompagnano le richieste con pesanti minacce. Quindi decidono di recarsi direttamente in Italia, dove, a Brescia hanno poi l’appuntamento fatale con Cerubini che li porta in Maddalena, fingendo di condurli a cena per discutere degli affari.
Una volta giunti sulla montagna però, ad attenderli c’è il buttafuori che, secondo il racconto dell’ex appuntato, dopo avere ingaggiato un violento corpo a corpo con i due uomini, avrebbe sparato quando uno dei due stranieri, capendo di essere finito in una trappola, avrebbe estratto un coltello.
Di qui le strade di Cerubini e del 37enne buttafuori si sarebbero separate fino all’ultimo contatto per la consegna dei passaporti dei due uomini a Saravini, documenti che la Squadra Mobile ha rinvenuto nella sua abitazione del Parmense.
A tradire la banda di truffatori è stato il decisivo rinvenimento del telefono cellulare di Hristo Uzunov. L’uomo infatti aveva con sé due cellulari: uno era stato portato via dalla scena del delitto da Cerubini e dal complice, l’altro, invece, era rimasto nella tasca dei pantaloni della vittima.  Un elemento importante che, sebbene a distanza di mesi, ha “parlato” consentendo di risalire all’identità dei cadaveri e alle persone che, per ultime, i due imprenditori avevano contattato prima di cadere nella trappola sulla Maddalena.

 

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