Saydou, in un video l’agonia dell’immigrato

Nelle immagini interne alla caserma Masotti e pubblicate sul sito di Repubblica, registrata l'agonia del senegalese, stroncato da un attacco d'asma.

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(red.) Nelle immagini delle telecamere interne alla caserma Masotti di Brescia si vede un carabiniere che apre la cella, richiamato dalle urla disperate dell’uomo che vi è rinchiuso.
E quell’uomo è Saydou Gadiaga, 37 anni, senegalese, morto dopo un attacco di asma nella sede del comando provinciale dei carabinieri di Brescia.
Il video è stato pubblicato sul sito di Repubblica. Sono immagini forti, che registrano gli ultimi istanti di vita dell’uomo, sofferente e con il respiro mozzato, che chiede aiuto, ma senza ottenerlo.
Il senegalese si aggrappa alla porta di ferro della cella, quindi si toglie la maglia e cerca lo spray nei pantaloni per cercare di respirare, prima di cadere a terra, oramai agonizzante.
Le immagini riaprono una vicenda che è stata archiviata ufficialmente dalla giustizia ordinaria. Ma l’associazione Diritti per tutti ha chiesto un supplemento d’indagine, perché la vicenda, consumatasi il 12 dicembre del 2010, non sarebbe del tutto chiara.
“Sia nel verbale redatto dal personale del 118 intervenuti in caserma, sia nella successiva scheda di morte”, hanno spiegato i rappresentanti dell’associazione antirazzista, “si legge che Elhadji (così gli amici chiamavano il senegalese) è morto in caserma mentre i carabinieri hanno sempre affermato, anche con un fax trasmesso al consolato senegalese di Milano, che il decesso è avvenuto in ospedale”.
Umberto Gobbi, portavoce di Diritti per tutti ha affermato che “esiste un testimone che ha condiviso la cella di sicurezza con Elhadji e che può fornire informazioni sulle modalità di detenzione subita. Una testimonianza che non può essere trascurata come il fatto che i militari sapevano della malattia di Elhadji”.
Da parte loro i carabinieri hanno sempre sostenuto di aver soccorso immediatamente il senegalese e che la ripresa video di una telecamera posta nel corridoio della caserma lo può confermare. “I legali di Saidou non l’hanno ancora visto”, ha spiegato Gobbi, “ma viene da chiederci perchè il video sia saltato fuori una settimana dopo la morte”.
Ed il video è quello pubblicato sul sito di Repubblica.
L’associazione ha chiesto di poter incontrare il presidente del Senegal, come ha ricordaro Pap Sanneh portavoce della comunità senegalese di Brescia, “questo episodio non può essere chiuso così. Elhadji non avrebbe nemmeno dovuto essere in quella cella visto che la direttiva europea in materia di rimpatri già nel 2008 aveva cancellato il reato di clandestinità”. Gadiaga venne arrestato dai carabinieri perché sprovvisto del permesso di soggiorno e già raggiunto da provvedimento di espulsione.
Solo per una manciata di giorni l’uomo non potè beneficiare della normativa europea sui rimpatri che ha annullato, anche in Italia, il reato di inottemperanza al provvedimento di espulsione. Una tragica fatalità, un destino amaro per l’immigrato.
Il sito del quotidiano nazionale riprende la testimonianza di un altro carcerato, un uomo dell’Est che, quella mattina, sentì le grida di Saydou e i colpi battuti disperatamente dall’uomo, sofferente d’asma e che aveva mostrato il certificato medico in caserma, che chiedeva aiuto.
“Da quando si vedono le dita di Gadiaga sporgere dallo spioncino”, si legge sul reportage di Repubblica, “(sono le 7.44, l’uomo sta chiedendo aiuto già da parecchi minuti) all’arrivo del carabiniere, passano due minuti e 35 secondi. Gadiaga, uscito finalmente dalla cella, cade a terra alle 7.52: otto minuti dopo essersi sporto dalla camera. Altri 120 secondi e arrivano i medici del 118. Gadiaga è già privo di conoscenza, per lui non c’è più niente da fare”.
L’autopsia ha confermato che la morte è avvenuta a causa di “un gravissimo episodio di insufficienza respiratoria comparso in soggetto asmatico”. E attesta anche che l’uomo “era clinicamente deceduto già all’arrivo dell’autoambulanza”. I militari invece, secondo quanto riferito dagli esponenti dell’associazione Diritti per tutti, hanno fissato il decesso di Gadiaga in ospedale, escludendo ritardi ed omissioni di soccorso.

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