Tentato omicidio “in diretta” telefonica al 112

Un 27enne ha chiamato i carabinieri durante la sparatoria. Individuati i responsabili dell'aggressione: sono due italiani residenti a Rudiano e Comezzano.

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(red.) Un tentato omicidio, una telefonata in diretta mentre avviene l’aggressione e la cattura dei responsabili del ferimento. Potrebbero essere gli ingredienti di una film, ma, in questo caso, la finzione cinematografica non c’entra nulla e l’episodio criminale è realmente avvenuto.
I carabinieri di Chiari (Brescia) sono riusciti, grazie ad una telefonata della vittima dell’agguato, che ha chiamato il 112 mentre veniva ferita a colpi di fucile, ad individuare ed assicurare alla giustizia gli autori della rapina e del tentato omicidio ai danni di un albanese di 27 anni, Erjon M.
I fatti si sono svolti la notte tra venerdì e sabato. In manette sono finiti, a 24 ore dell’episodio, due italiani: un calabrese residente a Rudiano, di 23 anni, Giuseppe Iannì e Marco Chiari, 24enne bresciano residente a Comezzano Cizzago.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due italiani hanno fatto salire l’albanese sulla Bmw serie 5 usata dal bresciano con la scusa di andare a bere qualcosa. L’auto però ha preso una direzione diversa, spostandosi verso la campagna clarense. Il 27enne allora, intuendo di trovarsi in pericolo, ha digitato il numero del 112 su un cellulare trovato sul sedile, inoltrando la chiamata. Il telefono quindi è rimasto acceso mentre avveniva l’aggressione, un vero e proprio regolamento di conti probabilmente per questioni legate allo spaccio di droga, e i militari hanno così assistito in diretta alle fasi della violenta azione. Riuscendo anche a sentire distintintamente i due colpi di fucile e che chi parlava aveva un accento del Sud.
L’albanese, sebbene gambizzato (è stato ferito al piede destro e alla coscia sinistra), da via Monticelli, dove è stato abbandonato, è riuscito, con il suo telefonino, a chiamare alcuni amici a soccorrerlo.
I militari, dopo avere individuato da dove proveniva la chiamata sono anche riusciti a risalire alla scheda sim del cellulare, intestata ad una ragazza della Bassa che qualche anno fa aveva avuto una relazione con il 23enne calabrese. I due vengono così identificati e riconosciuti dal 27enne albanese.
Nell’abitazione del bresciano i carabinieri hanno poi rinvenuto il fucile a pompa, detenuto legalmente per uso sportivo, usato per sparare a Erjon M. e anche cartucce simili alle due esplose nella notte.
Il 24enne bresciano è stato accusato, oltre che di rapina e di tentato omicidio in concorso con il complice calabrese, anche di porto abusivo d’arma e omessa custodia.

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