Lombardia “gialla” da domenica, ma nel bresciano 1 locale su 5 non riaprirà

Secondo Confcommercio, 1.400 tra bar, ristoranti e locali non riuscirà a riaprire. Il 21 scatterà già il nuovo dpcm.

(red.) Il passaggio della Lombardia dall’attuale zona arancione a quella gialla a partire da domenica 13 dicembre come ha annunciato in anticipo il governatore Attilio Fontana soddisfa in parte quanti potranno tornare a uscire dal proprio Comune di residenza e anche vari locali e bar che potranno riaprire i battenti, seppure fino alle 18. Ma non è un elemento positivo per tutti. Tanto che il presidente della Confcommercio Brescia Carlo Massoletti – come riporta il Giornale di Brescia – sottolinea come sui 7 mila tra bar, pub e ristoranti in provincia, circa 1.400 – uno su cinque – non riaprirà a causa della crisi.

Anche perché la minima libertà ritrovata sarà attiva fino al 20 dicembre, prima che scattino le nuove limitazioni del dpcm dal 21 dicembre. Che vogliono dire Natale, Santo Stefano e Capodanno da trascorrere nel proprio Comune, aldilà delle possibili deroghe che di certo non saranno concesse per fare acquisti o passeggiate lontano dalla propria residenza. E sul fatto che il 20% di attività dice di non poter riaprire da domenica contano anche i ristori.

I primi sono arrivati nel momento in cui c’erano delle tasse da pagare, mentre i secondi non sono ancora giunti a destinazione. La Confcommercio segnala anche un calo dell’incasso del 35% e il raddoppio delle famiglie che dall’inizio della pandemia hanno preferito risparmiare e quindi non consumare.

In questo senso arriva un altro allarme, quello di Arthob, associazione bresciana che riunisce centinaia tra ristoranti, trattorie e osterie, per il fatto che il 4% dice di non riaprire più, visti anche i giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno in cui rimanere aperti di fatto sarà inutile. Per questo motivo il sodalizio ha deciso di scrivere al prefetto di Brescia Attilio Visconti per chiedere una deroga su questo.

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