Commercio in picchiata, si salva solo il web

Sono 716 le attività chiuse, in sei mesi, nel bresciano. In difficoltà anche ambulanti e turismo. In controtendenza l'e-commerce.

(red.) Sono 716 le chiusure di attività, in sei mesi, nel bresciano. Le aperture sono state solamente 437, per un saldo negativo di 279 imprese che hanno abbassato la saracinesca.
Sono i dati che emergono dalla elaborazione effettuata da Confesercenti Brescia nel primo semestre del 2014 e che fotografano una situazione generalizzata di crisi che non risparmia nemmeno gli ambulanti, così come il turismo, e, pure, i settori della moda, della ristorazione e i bar.
Una difficile congiuntura economica che sta rosicchiando i consumi, mentre cresce invece l’interesse per il commercio on-line, l’unico che segna un trend in crescita. E sono spesso gli stessi esercenti con attività “tradizionale” ad affacciarsi al mondo virtuale per cercare di compensare le perdite con l’e-commerce.
Il direttore di Confesercenti Brescia, Alessio Merigo, ha evidenziato una serie di difficoltà che si presentano ai negozianti come l’aumento delle tasse locali, la concorrenza (per ils ettore alimentare e della ristorazione) delle fiere e delle sagre (ambito sul quale si è acceso un dibattito che ha coinvolto anche Regione Lombardia in merito alla regolamentazione delle feste estive).
E se in città la crisi riesce in qualche modo ad essere contenuta, in provincia, soprattutto nei centri più piccoli, non è così. Bene solo il web, che ha toccato, a Brescia, un incremento del 16, 2% e del 7,3% in provincia.
Effetti negativi della crisi si fanno sentire poi sull’occupazione: il ricorso alla cassa integrazione in deroga riconosciuto alle piccole imprese, ha spiegato Merigo, è in crescita.
Un centinaio le rivendite di abbigliamento che hanno chiuso i battenti (su un totale di 2mila), 147 i ristoranti chiusi nei primi sei mesi dell’anno e 162 i bar, a fronte di nuove aperture rispettivamente pari a 100 e 124.

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