Vacanze, chi ha rinunciato era in “rosso”

Secondo la rilevazione Findomestic, la metà degli italian è rimasta a casa. E le previisoni per l'immediato futuro non sono ottimistiche. Forte la tendenza al risparmio.

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(red.) Un italiano su due (il 47%), di quelli che hanno rinunciato alle ferie, l’ha fatto perché non aveva soldi a disposizione. Solo il 18% l’ha fatto per risparmiare, mentre un altro 23% vi è stato costretto per via di spese impreviste alle quali ha dovuto fare fronte.
A Brescia ha “saltato” le vacanze ben il 55% delle famiglie, la media più alta registrata in Lombardia.
Secondo la fotografia scattata dall’Osservatorio Findomestic, la maggior parte degli italiani quest’anno se ne sono rimasti a casa durante le loro ferie. Un’istantanea che ritrae pressoché un’intera metà del Paese. Un Paese che, nel suo complesso, continua a nutrire forti preoccupazioni sul suo futuro: il grado di fiducia, seppur in lieve ripresa, resta in linea con il dato particolarmente basso registrato nei mesi precedenti, facendo segnare 3,26 punti.
Abitudini di consumo sostanzialmente invariate, maggiore attenzione a famigliari ed amici einteresse per i piccoli e grandi eventi organizzati localmente. E’ questo l’atteggiamento dell’italiano che, nel 2013, si è trovato costretto a rinunciare a trascorrere lontano da casa, al mare o in montagna, le proprie ferie. Il profilo lo ha tracciato la rilevazione condotta ad agosto dall’Osservatorio mensile di Findomestic sui consumi degli Italiani.
Uno su due di quanti se ne sono rimasti a casa, l’ha fatto per un’oggettiva indisponibilità di denaro. Il 23% non ha potuto concedersi un periodo di vacanze perché costretto a sostenere spese impreviste. Il 18% ha scelto consapevolmente, invece, di risparmiare.
Chi trascorre le ferie nello stesso luogo in cui risiede e lavora preferisce trascorre il tempo con gli amici (53%), fare gite fuori porta (45%) o visitare sagre e fiere (39%).Alle amministrazioni comunali, per rendere più piacevole la permanenza in città, si chiede di organizzare manifestazioni all’aperto (59%), eventi culturali gratuiti (57%), ma anche attività ludiche in favore di bambini e famiglie (30%).
Il 65% di chi è rimasto a casa afferma, inoltre, di non modificare le proprie abitudini di consumo, continuando a frequentare gli stessi negozi. Il 25%, invece, ammette di cambiare, almeno parzialmente, le proprie abitudini. Mentre solo il 5% rivela di modificare radicalmente l’articolazione delle sue spese.Chi le cambia, in primo luogo fa acquisti in negozi diversi, che non frequenta abitualmente (27%).
Nel mese di agosto chi non è andato in vacanza ha preferito frequentare centri commerciali (58%), supermercati (51%) ed ipermercati (39%) ma anche gelaterie (29%), mercatini rionali (23%) e negozi di alimentari (19%) hanno un peso rilevante. Pare emergere l’alimentare su tutte le altre categorie merceologiche. Come a dire che il piacere del cibo, in una condizione di ristrettezze e difficoltà, è l’ancora di salvezza,oltreché qualcosa a cui non si rinuncia facilmente.
Per quel che attiene il grado di fiducia nei confronti della situazione del sistema-Paese, i valori di agosto rimangono in linea con quelli dei mesi precedenti. Il dato rilevato si attesta a quota 3,26,su una scala che va da 1 a 10 e che ha in 7 la sua soglia positiva. Un leggerissimo incremento positivo rispetto al 3,19 di luglio.
Stabile anche la propensione al risparmio. Se, infatti, a luglio gli Italiani che si dicevano intenzionati ad aumentare la propria quota di risparmio erano il 12,6% del totale, ad agosto la quota si è assestata al 12,1%.
Ad agosto, il 33,8%degli Italiani intende comprare un pacchetto – vacanza nei prossimi 3 mesi; a luglio, questa quota era del 36%. In contrazione anche le previsioni di acquisto per attrezzature ed abbigliamento sportivi (la quota di consumatori intenzionati all’acquisto passa da 22,4 a 20,9%) e si contraggono, seppure leggermente, le previsioni sul fronte del fai da te (dal 20al 19,6 %).

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