Brescia per il Viminale è “a rischio povertà”

Secondo il ministero dell'Interno nella nostra provincia sussistono criticità economiche e di conflitto sociale. E tra le categorie in bilico anche i professionisti.

(red.) Brescia, da opulenta città dell’operoso Nord Italia a provincia sempre più a “rischio povertà e conflitto sociale”.
E’ quanto emerso dal report dell´associazione “Amici e Amiche della Fiom” durante l´assemblea pubblica, in Cgil a Brescia, sul tema “Dentro la crisi: la questione Fiat e i diritti negati”, che ha reso noto il contenuto di una nota informativa del ministero dell´Interno alla Prefettura di Brescia nella quale, sulla base di uno studio effettuato nel giugno dell´anno scorso dalla Scuola Superiore dell´Amministrazione del Viminale sul tema “Linee di tendenza nella situazione delle Province: l´emersione del disagio economico e sociale”, individua nel Bresciano territorio in cui  sussistono diverse criticità.
Nella “zona grigia” rientrano ora infatti nuove categorie a rischio povertà: pensionati, cassa integrati, lavoratori in mobilità, ma anche quelli autonomi e i liberi professionisti.
La soglia di povertà fissata dal Viminale è sotto i 9.900 euro annui mentre il reddito medio delle famiglie italiane è di 26.434 euro l’anno.
Confrontando questa relazione del ministero con i dati sulla Cig e quelli sul numero di lavoratori in mobilità da gennaio a settembre di quest’anno (nei primi otto mesi del 2012 le ore di cassa integrazione sono state oltre 29 milioni e hanno superato anche quelle utilizzate nel 2009 ,26 milioni) ben si può comprendere che i dati non siano campati su mere statistiche.

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