Sfratti, il progetto del Comune resta al palo

Nel 2011 ben 597 nuclei famigliari sono rimasti senza una casa per morosità incolpevole. Ma quasi nessuno fa domanda per il fondo costituito dalla Loggia.

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(s.s) La crisi economica non accenna a diminuire, gli sfratti per morosità incolpevole a Brescia anche per il 2012 si confermano raddoppiati rispetto a quelli usuali, eppure il progetto comunale per il contenimento delle procedure di sfratto resta al palo. Pare un controsenso, ma i numeri raccontano questa realtà.
Nel 2011 a Brescia gli sfratti per morosità incolpevole sono stati 597. Ma le domande di accesso al progetto pervenute al Comune fra ottobre 2011 e aprile di quest’anno sono state 49. Di questi soltanto due nuclei famigliari hanno usufruito delle agevolazioni dell’intervento di tipo 1 (il proprietario rinuncia allo sfratto e a riscuotere il 50% della morosità pregressa a fronte del pagamento del restante 50% in un’unica soluzione immediata da parte del comune che la anticipa per conto dell’inquilino, il quale sarà chiamato a rimborsarla in tre anni) e 20 sono stati ammessi alle agevolazioni dell’intervento di tipo 2 (il proprietario sospende l’esecuzione dello sfratto e l’inquilino è supportato dal comune nel pagamento del canone per un periodo fra 3 e 12 mesi per un importo massimo fino a 2.00 euro). Briciole.
Lo hanno ammesso gli stessi attori del progetto (Comune, Aler, associazioni dei proprietari e i sindacati inquilini) che però hanno deciso di proseguire su questa strada. La Loggia ha messo a disposizione per questo progetto 270mila euro, ma al momento ne risultano impegnati solo 48mila (se tutte le 22 domande ammesse venissero finanziate). “I numeri delle richieste di accesso al programma sono bassi”, non ci ha girato intorno l’assessore alla Casa Massimo Bianchini, promotore del progetto che è stato avviato nel 2009. “Sappiamo che quella degli sfratti è una problematica enorme che può essere affrontata solo con la volontà di tutte le parti coinvolte”, ha spiegato, “ma noi stessi fatichiamo a spiegarci perchè le domande siano così poche”.
Secondo Ivo Amendolagine, di Assoedilizia,  ci sarebbe una tendenza degli inquilini a puntare alle graduatorie sociali più che alla risoluzione del contratto di locazione fra privati. “Certo però che l’introduzione dell’Imu e la totale indisponibilità delle banche non ci ha aiutato, qui dobbiamo inventarci soluzioni locali”. Adriano Papa, segretario regionale Sunia, ha elogiato l’operato del Comune “però ciò che è stato fatto è servito a ben poco. Questi palliativi devono essere sorretti da un sostegno più ampio inserito in un quadro nazionale, ma certo non per questo vogliamo tornare indietro”. Una domanda, però, è rimasta senza risposta: dove finiscono le persone colpite da sfratto e che non hanno fatto richiesta di accesso al programma? L’assessore Bianchini ha promesso un’indagine, magari per capire meglio le dinamiche che hanno portato questo progetto a risultare finora poco attrattivo.
“Non c’è altro comune italiano che abbia fatto questo”, ha commentato Fabrizio Esposito di Sicet-Cisl, “ma io credo che potremmo fare di più creando una terza linea di intervento: garantire i proprietari di case sfitte, attraverso il fondo, affinchè le diano in locazione a canone agevolato”. Secondo Pierangelo Bennati (Uniat) “l’edilizia residenziale pubblica non può dare una risposta. Le case a disposizione sono 200 all’anno, le domande a Brescia arrivano quasi a 3.000. E’ necessaria una riforma della legge 431”.

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