Ndrangheta, due società bresciane in operazione

Brescia coinvolta in modo marginale nell'inchiesta di Reggio Calabria con dieci arresti e sequestri. Sono due realtà di via Corsica e Rodengo Saiano.

(red.) Due società che avrebbero fatto parte dell’organizzazione con cui condizionare l’assegnazione degli appalti a realtà vicine alla ‘ndrangheta. Così, seppure in modo marginale, sarebbe coinvolta Brescia nell’inchiesta che all’alba di martedì 12 luglio ha portato i carabinieri del reparto operativo di Reggio Calabria ad arrestare dieci persone. Nella stessa azione sono state anche sequestrate quindici società per un valore di 42,5 milioni di euro tra Calabria, Lombardia e Lazio. Secondo la direzione distrettuale antimafia calabrese, che ha condotto l’indagine, un “comitato d’affari” formato da funzionari pubblici e imprenditori avrebbe gestito la parte amministrativa del comune per far vincere gli appalti alle aziende vicine alle cosche.
Tra queste, ci sarebbero anche una con sede in via Corsica a Brescia e un’altra con uno stabilimento a Rodengo Saiano. Le dieci persone che si sono viste mettere le manette sono accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, truffa, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo l’indagine della Dda, un ex capo del settore Lavori pubblici di Reggio, un politico e alcuni imprenditori avrebbero creato una rete di relazioni tra Milano, Brescia e Roma. In questo caso viene contestato un appalto da 250 milioni di euro per la depurazione e gestione dell’acqua.

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