Medeghini, “parliamo quando sappiamo”

I fratelli Arturo e Severino interrogati mercoledì 15 luglio dopo essere stati arrestati per bancarotta fraudolenta. "Prima vogliamo vedere gli atti".

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Medeghini(red.) Nella giornata di mercoledì 15 luglio, subito dopo l’arresto, sono stati interrogati i fratelli Medeghini, ex titolari del gruppo caseario bresciano fallito nel 2010. Entrambi sono finiti in manette per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’operazione “Ghost Cheese” condotta dopo un’inchiesta della procura da parte del pm Michele Stagno. Ma Arturo e Severino, che si trovano in carcere, davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brescia Cesare Bonamartini hanno detto di voler parlare solo quando conosceranno gli atti. La Guardia di Finanza ha parlato di atti di deposito falsi per 188 milioni di euro.
In pratica, erano titoli che garantivano la proprietà di forme di grana padano dell’azienda e che avevano presentato in due banche per ottenere finanziamenti. Ma risultano scomparse dal deposito 50 mila forme di Grana per 12 milioni di euro. Nell’inchiesta figura anche un aumento di capitale da 10 a 30 milioni di euro alla Medeghini in soli cinque minuti attraverso vari bonifici, anche se in realtà non si è riscontrato alcun passaggio di denaro. Una delle operazioni fraudolenti riguardava una fattura da 55 milioni di euro emessa da una società collegata al gruppo, ma per transizioni inesistenti. Era giustificata come un accordo di forniture di latte, ma a quelle cifre l’azienda avrebbe dovuto avere dieci volte le quote latte che in realtà aveva.

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