Il timore è che venga fatta di tutta l’erba un fascio, che il momento di sfiducia verso le banche venga utilizzato da Renzi per smontare il sistema delle BCC. Sistema che nel suo complesso oggi vanta numeri, crediti e indici di patrimonializzazione migliori rispetto a quelli degli altri gruppi bancari tradizionali e parrebbe in grado di autoriformarsi garantendo di risolvere al proprio interno le situazioni di precarietà in cui versano alcuni suoi istituti.
Alzare a dismisura il limite minimo patrimoniale non ha alcun senso per prevenire eventuali crisi, ma avrebbe il solo effetto di costringere le piccole BCC ad aggregarsi perdendo identità e legami territoriali. Se veramente Renzi volesse garantire stabilità e solvibilità di ogni singola banca dovrebbe semplicemente aumentarne i requisiti patrimoniali senza limiti minimi. In sostanza il timore è che Renzi stia montando un polverone mediatico contro le banche più piccole, giocando sulle paure dei risparmiatori, per poi portare un attacco politico ad un sistema che oggi sfugge al suo controllo in quanto legato a poteri locali e a dinamiche di ordine storico e sociale collegate ai territori.
Da uno come Renzi che salva Banca Etruria, lasciando sul lastrico migliaia di risparmiatori truffati senza che i responsabili vengano puniti, non ci aspettiamo nulla di buono. Per questo non appena il decreto sarà varato vigileremo affinché vi sia una riforma reale delle BCC che ne preservi le peculiarità e, allo stesso tempo, garantisca una maggiore sicurezza per i risparmiatori.
Stefano Borghesi, deputato della Lega Nord di Brescia