Ve la do io l’assistenza

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Non ha un nome e non è neppure nata, ma per essere allo stadio di fantasma sta agitando parecchio le acque della politica bresciana. Già, perché ufficialmente la costituzione della nuova Fondazione che dovrà gestire le strutture protette per anziani del comune di Brescia (Rsa), con tutti i servizi connessi, sarà discussa soltanto nel consiglio del prossimo 11 dicembre. Però, mentre all’interno della maggioranza di centro-sinistra che governa Palazzo Loggia i giochi sono fatti visto che addirittura è già stato accantonato il milione di euro necessario per le prime spese, fuori si discute ancora del problema, che non è di poco conto essendo nello stesso tempo gestionale e politico.

Di che cosa si tratta? In sintesi il comune creerà questa Fondazione alla quale farà capo tutto il sistema cittadino delle case di riposo (e non solo). A sua volta la Fondazione effettuerà delle gare d’appalto per assegnare a qualche cooperativa la gestione quotidiana delle strutture e dei relativi servizi assistenziali, svincolando la Loggia da tutte le responsabilità, se si escludono quelle di sorveglianza.
Le conseguenze dovrebbero rivelarsi positive per il bilancio municipale, che così starà entro i parametri richiesti, avrà i costi sotto controllo e potrà anche dire addio a decine di dipendenti.

E’ ovvio che i lavoratori delle Rsa protestino, temendo per il proprio futuro. Verranno assegnati ad altri incarichi? Oppure mandati – loro stessi – a riposo? Diventeranno dipendenti della Fondazione-fantasma? O delle cooperative che appalteranno la gestione?
Alcuni consiglieri comunali (anche nella maggioranza) s’interrogano pure sulla futura qualità del servizio dopo questa (impropria, ma effettiva) “privatizzazione”.
Si sa che chi vince una gara d’appalto lo fa spesso tirando i costi al centesimo e cercando di avvantaggiarsi delle zone d’ombra dei capitolati. Chi controllerà – per esempio – la qualità del cibo, gli orari effettivi del personale, le qualifiche degli incaricati dell’assistenza e via elencando?

Qui si apre un altro capitolo di grande interesse per i cittadini. Quello delle cooperative per i servizi sociali. E’ ovvio che gli appalti della nuova Fondazione rappresenteranno il business più importante dei prossimi anni per quelle che operano nella nostra provincia. E su questo fronte le grandi manovre sono già incominciate.
Chiariamo ai lettori che da noi le coop hanno sempre avuto un solo marchio: quello della Confcooperative. L’associazione d’ispirazione cattolica un tempo era considerata quasi onnipotente nel Bresciano visto che muoveva centinaia di miliardi solo con la costruzione delle case popolari (pensate ai villaggi di padre Ottorino Marcolini).
La massima espressione di questo importante sistema, che ai tempi d’oro (ma in parte anche oggi) faceva e disfaceva ministri, parlamentari, sindaci, assessori, consigli d’amministrazione di banche e giornali, è sempre stata rappresentata dalla cooperativa La Famiglia, nata come espressione del solidarismo cattolico-popolare per costruire case destinate ai lavoratori e via via trasformatasi in un’organizzazione molto ramificata e dagli ingranaggi oliati a puntino, davanti alla quale anche avversari e rivali non possono far altro che levarsi il cappello in segno di rispetto.

Ma da un po’ di tempo la Confcooperative vede il suo feudo bresciano insidiato dalla Lega coop, politicamente di area Ds. E’ vero che sono presenti anche le coop della Compagnia delle Opere, legata a Comunione e Liberazione e vicina al governatore lombardo Roberto Formigoni, ma quelle per ora si sentono poco.
La Lega, invece, dopo essere entrata con sempre più forza nell’abitazione, da qualche anno sta invadendo proprio il colossale business del futuro: l’assistenza, che per le difficoltà di bilancio degli enti locali e per comodità di gestione verrà sempre più esternalizzata. In effetti non si possono costruire case in eterno, mentre l’età media della popolazione aumenta.
A Brescia nel sociale le cosiddette coop rosse sono presenti da pochi anni, ma l’iniziativa non gli manca. E neppure l’esperienza dato che possono contare su solide alleanze con le cugine dell’Emilia, dove la cooperazione è quasi stata inventata.
Peraltro vengono a cercare rissa nella tana del lupo visto che proprio da noi, a Roè Volciano sul lago di Garda, venne fondata nel 1963 quella che viene considerata la prima vera cooperativa sociale, la San Giuseppe. Una coop bianca, naturalmente.

Insomma, lo scontro avviene lontano dagli occhi della gente, ma c’è. Eccome. Gli uni e gli altri si fanno forza della tradizione e di un importante know-how, vantano la bontà dei rispettivi progetti, ma fanno conto anche sui propri più o meno solidi agganci politici: nella Margherita e nell’Udc la Confcooperative, nei Ds la Lega. E proprio qui nasce il conflitto in città: sia la Margherita sia i Ds sono nel governo della Loggia, e qualche scaramuccia c’è già stata per la gestione di un asilo a San Polino. Con la nuova Fondazione l’affare si fa molto più grande.
Le nomine ai vertici, quanto conterà ancora l’assessorato al welfare della Loggia, quanto peserà la commissione consiliare per i Servizi alla persona, come verranno gestiti gli appalti… Saranno questi i segnali per capire gli sviluppi.

(pubblicato il 3 dicembre 2006)

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